Alla fine sono usciti i dati più temuti relativi al “rogo di Faenza”, cioè quelli sulle diossine. La nota, a firma congiunta del dipartimento di sanità pubblica dell’AUSL Romagna e di ARPA area est, riporta testualmente:
“Per monitorare l’aria ambiente e valutare l’impatto dell’incendio sulle zone abitate, sulla base di informazioni fornite al momento dell’emergenza dalla sala operativa del servizio meteorologico (SIMC) di Arpae, sono stati posizionati due campionatori alto volume in grado di raccogliere il particolato aerodisperso. In particolare, i due campionatori sono posizionati: a Faenza presso la Scuola Primaria “Don Milani” via Silvio Corbari 92; a Forlì in via Carpegna n. 4. […] Concentrazioni di tossicità equivalente (TEQ) in ambiente urbano di diossine e furani sono stimate dalla OMS, nel documento WHO Guidelines for Europe 2000, in 0,1 pg WHO-TE/m3, con una elevata variabilità da zona a zona (urbana (1 pg/m3 = 0.000000000001 g/m3). Esposizioni prolungate nel tempo a concentrazioni maggiori o uguali di 0,3 pg WHO-TE/m3 suggeriscono, per l’OMS, di indagare la presenza di sorgenti da porre sotto controllo: nel nostro caso la fonte è ben nota, trattandosi dell’incendio che ha coinvolto un deposito contenente, fra l’altro, materie plastiche”. Ed ecco i dati di diossine e furani espressi in PCDD/F pg WHO-TE/ m3: Faenza – Campione 1 (dalle ore 11 alle ore 20 del 9 agosto) 0,064; Faenza – Campione 2 (dalle ore 20 del 9 agosto alle ore 8 del 10 Agosto) 0,044; Faenza – Campione 3 (dalle ore 8 del 10 agosto alle ore 8 del 11 Agosto) 1,319; Faenza – Campione 4 (dalle ore 8 del 11 agosto alle ore 8 del 12 Agosto) 1,207.
Prosegue la nota: “I valori misurati, con un aumento delle concentrazioni di diossine a partire da sabato, possono plausibilmente essere spiegati con un coinvolgimento, nello sviluppo dell’incendio in tempi successivi, di materiali plastici contenenti PVC, la cui combustione, in condizioni non controllate, è in grado di sviluppare diossine. L’ultimo dato disponibile, che si riferisce alla giornata di domenica – in cui l’incendio ancora divampava – pur mantenendosi a livelli elevati mostra una lieve riduzione che, auspicabilmente, dovrebbe essere confermata dai campionamenti successivi. Si sottolinea come i campioni 1 e 2 non contengono TCDD, mentre negli altri due campioni solo meno dell’1,5% delle diossine rilevate è riferibile al congenere di riferimento a maggiore tossicità (TCDD). I campionamenti stanno comunque continuando e gli esiti delle analisi saranno disponibili nei prossimi giorni, così come quelli relativi ai campioni prelevati nel sito ubicato a Forlì”. Gli altri valori (idrocarburi aromatici e metalli) sono risultati sotto controllo.
Conclude la nota: “Relativamente ai possibili effetti cronici sulla salute, va considerato che le diossine, per la loro stabilità chimica, tendono ad accumularsi nella catena alimentare. Per questo motivo, nonostante i valori rilevati nell’aria non siano particolarmente elevati, il Dipartimento di Sanità pubblica ha approntato un piano di monitoraggio delle matrici alimentari sulle quali verranno ricercati i principali contaminanti ascrivibili all’incendio”.
A questo punto, in attesa degli ulteriori accertamenti di natura igienico-sanitaria relativi sia al territorio di Faenza che a quelli limitrofi (il forlivese ma anche il ravennate), è tempo di porsi le rinviate domande:
- Come è potuto svilupparsi l’incendio?
- Come mai ha avuto uno sviluppo così dirompente?
L’accertamento delle cause e di cosa, evidentemente, non ha funzionato sia nel sistema di prevenzione che in quello di contenimento dell’incendio è dovuto sia alla comunità faentina che romagnola interessata dagli aspetti di tutela della salute. È però anche dovuto ai lavoratori sia dell’azienda interessata che delle altre aziende coinvolte. E, ovviamente, anche alle aziende direttamente e indirettamente coinvolte nel rogo. Dalle dichiarazioni del proprietario della Lotras, nei cui capannoni il rogo si è sviluppato, emerge l’ipotesi dolosa: “Gli impianti antincendio erano stati rinnovati da pochi giorni. Avevamo tutte le certificazioni possibili… qui non si faceva produzione; le possibilità di un’autocombustione sono pari quasi a zero”. Sulla estrema gravità dell’accaduto, del resto, non vi sono dubbi. Lo ha in qualche modo “certificato” il Procuratore Mancini: “un incendio di queste proporzioni credo che non abbia precedenti nella nostra realtà regionale e non solo!”.
Le tante manifestazioni di solidarietà al proprietario non possono certo sostituire le necessarie risposte.
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Risultano “al di sotto dei valori di legge della qualità dell’aria” gli idrocarburi policiclici aromatici e i metalli; le diossine “su valori tipici a situazioni di incendio con presenza molto contenuta delle forme ad alta tossicità (circa 1%)” e si “possono escludere effetti acuti sulla salute”. E’ quanto emerge – spiegano l’Arpae e l’Ausl Romagna in una nota – dai primi dati dei campionamenti eseguiti a Faenza a seguito dell’incendio avvenuto il 9 agosto in un magazzino adibito allo stoccaggio di merci della Lotras System, azienda specializzata in logistica.
In base ai controlli svolti, viene sottolineato ancora, “si possono escludere effetti acuti sulla salute in relazione all’evento: l’entità dei valori riscontrati, la durata relativamente breve della fase di emergenza e le misure di tutela della salute adottate in termini precauzionali giustificano un ragionevole ottimismo”.
Sorgente: Rogo Faenza, esclusi effetti su salute
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Indagini serrate fin dal primo giorno dell’incendio, lo ha confermato il procuratore capo Alessandro Mancini, commentando il lavoro dei Vigili del Fuoco in via Deruta al magazzino della Lotras System di Faenza. Da stabilire la natura del rogo, se accidentale, colposa o dolosa e di conseguenza se tutte le misure di sicurezza del caso erano state predisposte e se abbiano funzionato
Sorgente: Incendio Lotras, il Procuratore Mancini: “Evento senza precedenti in regione. Situazione grave”
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