Da tempo il mercato ittico di Marina di Ravenna ha cessato di essere un mercato ittico. La grande sala aste non funziona da decenni. Ma non è abbandonata. La gestione è in mano ad una cosa chiamata CESTHA, che vuol dire Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat. Formalmente un’organizzazione no profit, riconosciuta ufficialmente dal MIUR come ente per lo sviluppo di studi ambientali. In pratica sono nove biologhe e biologi marini, tutti laureati a Ravenna, che si occupano, a grandi linee, di programmi di conservazione delle specie a rischio e promozione di attività di gestione sostenibile. Collaborano con CNR, Università di Bologna, Università di Padova, Comune di Ravenna, oltre a numerosi altri istituti di ricerca pubblici e privati. Attuano progetti indirizzati alla pesca sostenibile, alla salvaguardia degli habitat più a rischio e, da noi, agli ecosistemi costieri (dune e lagune) ed alle zone umide, e, ancora, progetti di divulgazione e di educazione ambientale. Soprattutto sono noti per l’attività, primo centro in Italia, di recupero per la fauna ittica presente sul territorio nazionale: vengono accolte tutte le specie marine in difficoltà, per lo più rimaste impigliate nelle reti dei pescatori, che diversamente finirebbero per morire o per essere rigettate in mare morte. Attualmente sono presenti tartarughe, astici, cavallucci marini, squali, trigoni, una aragosta, rarissima in queste zone, come anche un granchio blu e un granchio indiano, esemplare mai avvistato prima nel Mediterraneo, e uova di seppia in grappolo in attesa di schiudersi.
La loro giornata tipo: controllare gli animali, ritirare dai pescatori gli esemplari recuperati, pulire le vasche, scongelare o comprare il cibo necessario, somministrare le medicine o la terapia, far fare i bagni di sole alle tartarughe… e poi anche liberarle, le tartarughe e gli altri “esemplari ittici” ospiti del centro.
Da una parte ci permettiamo di consigliare una visita al centro, dall’altra di esprimere un auspicio. Da anni si sente parlare di ristrutturare il mercato ittico, struttura demaniale fatiscente, priva delle più elementari manutenzioni. Anche questa Amministrazione Comunale ha elaborato il proprio compitino spingendo l’Autorità Portuale a impegnarsi per una ristrutturazione “pesante” dell’edificio. Come già per Fabbrica Vecchia e Marchesato…
Ecco, l’auspicio come Ravenna in Comune è che non si faccia. Che non si ristrutturi un bel niente ma, invece, si eseguano le manutenzioni indispensabili. Urgenti. Indifferibili. E si lascino alla destinazione di pescherie i negozi di pescherie, di magazzini i magazzini, di spazi per le cooperative di pescatori gli spazi per le cooperative di pescatori, di area cortilizia l’area cortilizia. Insomma, che non si cerchi di inventarsi la necessità di nuovi ristoranti, supermercati e simili. Mantenendo gli usi storici del mercato ittico. Con un’unica eccezione: si lasci al CESTHA la grande sala aste dopo averla adeguatamente manutentata. Senza interventi che richiedano il loro spostamento: i biologi e gli animali ospitati nel centro sono “materiale” delicato. Deve in ogni modo evitarsi il rischio che anche questa nuova vita si spenga, in una Marina di Ravenna in cui tante sono state le perdite, spesso a causa delle deleterie scelte urbanistiche delle Giunte Comunali.
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