Bansky, forse il più noto street writer al mondo e al contempo il più sconosciuto, visto che non se ne conosce né volto né identità, è andato alla Biennale di Venezia. O, meglio, come illustra nel video che ha postato e che condividiamo, ha allestito un suo piccolo spazio pubblico presentandosi come un artista di strada. Ha allestito un “Venice in oil”, un quadro “scomposto” formato da una serie di tele a olio che ritraggono una nave nel bacino di San Marco. Poi, si vede arrivare la polizia Municipale che lo invita educatamente ad andarsene in quanto privo di autorizzazione. E il video registra la perfomance dell’esposizione e dell’allontanamento in sincronia temporale con l’immagine, sullo sfondo, di una grande nave da crociera in bacino San Marco.
Tutto questo a Ravenna, nell’accogliente Ravenna, patria dell’arte da almeno 1.500 anni, che vanta di essere stata ricca capitale quando Venezia non andava al di là di povero rifugio per gente in fuga dalle invasioni, che va in brodo di giuggiole per Alberto Angela che fa share davanti ai suoi mosaici, a Ravenna non sarebbe mai potuto accadere.
A Ravenna mai la Municipale si sarebbe sognata di cacciare Bansky così. Nossignore. Troppo poco. Prima di cacciarlo, a Ravenna, Bansky sarebbe stato identificato e multato. Come ogni artista di strada senza la SCIA. Perché l’Amministrazione Comunale ama l’arte. Sono gli artisti che la Giunta non riesce proprio a mandar giù.
Che facciamo? Proviamo a invitare Bansky?