“Sono convinto che l’attualità della festa del 25 aprile sia sempre grandissima, e forse oggi lo è ancora di più. Quest’anno 2019 infatti ricorrono anche i cento anni dalla formale fondazione del fascismo in Italia. Infatti i cosiddetti “Fasci di Combattimento” vennero istituiti nel 1919, e all’inizio, e per diverso tempo, molte persone e diverse realtà politiche pensarono che sarebbe stato un fenomeno passeggero e sostanzialmente innocuo, e videro nelle vampate guerrafondaie, sessiste, razziste, antioperaie e antidemocratiche quasi delle manifestazioni di folclore e di generico ribellismo. Poi venne tutto quello che sappiamo, venne la persecuzione di chiunque esprimesse un pensiero libero, venne l’esilio, vennero le leggi “fascistissime” con le quali si liquidavano le rappresentanze e si imponeva un intero modo di pensare. Venne la sciagurata e devastante alleanza con la Germania di Hitler. Vennero le leggi razziali che avrebbero portato al capitolo più disastroso della storia del novecento. E venne la guerra con la sua immane catena di lutti, distruzioni e disperazione. Dall’8 settembre del 1943, a riscattare l’Italia e l’Europa dal disastro e dall’abisso vennero i partigiani e le lotte di liberazione. Ma dobbiamo sempre ricordare che il loro formarsi, il loro organizzarsi e poi la loro crescita e la loro maturazione politica e civile, il loro radicarsi nella società erano a loro volta nate dalla resistenza civile, intellettuale e morale portata avanti negli anni bui del ventennio da coloro (anche se probabilmente pochi e quasi tutte e tutti nell’ombra) che non si erano piegati e non avevano accettato i diktat, e avevano resistito alle persecuzioni.
Oggi, nel momento in cui la risorgenza fascista si mostra in maniera sempre più spudorata, ma soprattutto nel momento in cui ricompare e si fa largo una mentalità ancora una volta razzista, xenofoba, sessista, e in un momento in cui il mondo intero appare ancora investito da un numero impressionante di guerre, molte delle quali fra loro collegate e spesso interdipendenti, tanto da far dire al Papa che ci troviamo di fronte a una “Guerra Mondiale a Pezzi”, e i cui campi di battaglia si trovano anche vicino a noi e ci coinvolgono, l’esercizio della memoria non solo è un diritto da rivendicare, ma è anche un dovere cui rispondere. A chi dice che il 25 aprile non ha più senso perché è una festa divisiva, mentre si dovrebbe cercare una riconciliazione, dobbiamo rispondere che la riconciliazione è possibile solo se c’è condivisione sui valori attorno ai quali si intende riconciliarsi; e questi valori non possono che essere rappresentati dalla Costituzione della Repubblica Italiana, che dalla Resistenza trae diretta origine, e non ammette alcuna equidistanza fra fascismo e antifascismo, fra chi portò il Paese alla più grande tragedia e chi a ciò si oppose.
L’impegno a salvaguardare e valorizzare la memoria deve essere un impegno di tutte e tutti noi. E per salvaguardarla bisogna cercare il più possibile gli strumenti e le modalità con cui trasmetterla, e il nostro impegno deve essere quello di riuscire a coinvolgere molto più di ora i giovani e i giovanissimi nella coltivazione della memoria, e far sì che fin dalle prossime occasioni le manifestazioni del 25 aprile si riempiano di facce giovani. Quei giovani, per esempio, che in tante parti del mondo, riempiono le piazze contro le mafie o per la salvaguardia dell’ambiente in cui tutte e tutti viviamo, vanno chiamati e invogliati ad essere presenti qui con noi a ricordare e a rinnovare l’impegno contenuto nel famoso messaggio di Piero Calamandrei, e tante volte ripreso dall’amato Presidente Pertini: ORA E SEMPRE RESISTENZA.
Viva il 25 Aprile, Viva la Costituzione della Repubblica nata dalla Resistenza”.
Giuseppe “Pippo” Tadolini, consigliere territoriale Area 7 Roncalceci perRavenna in Comune, ai cippi partigiani di San Pietro in Trento e di Filetto.