Strade interpoderali, urbanizzazioni, cantieri per interventi su condutture e fogne, realizzati nell’ambito di appalti direttamente affidati da amministrazioni locali o da Hera. Il problema? Tutto ruota attorno l’utilizzo di un materiale impiegato per il sottofondo stradale in cui la presenza di metalli pesanti sopra i limiti di legge ha determinato un’inchiesta e, ora, un processo avanti il tribunale penale veneziano. Sono molti i casi in cui un materiale che potrebbe rappresentare uno scarto di lavorazione e quindi un rifiuto da smaltire viene reimpiegato per la produzione di materiali diversi che, invece di costituire un costo si convertono in un utile per il produttore. Un caso paradigmatico è quello dell’estrazione di grassi dalle farine di soja per consentirne l’uso quale mangime animale. Gli oli di estrazione vengono commercializzati, una volta raffinati, per l’uso alimentare umano.
Il caso del “concrete green”, invece, va oltre: la miscelazione all’asfalto di ceneri pesanti e scorie varie, misti a scarti dell’edilizia e delle demolizioni avrebbe consentito di evitare illegalmente il loro corretto smaltimento, inquinando il territorio con cloruro, rame, piombo, nichel e cromo e garantendo altresì un utile pur essendo venduto ad un prezzo altamente concorrenziale 17 euro al metrocubo contro i 247 euro dei conglomerati ecologici.
Ieri un comunicato stampa dei Verdi ha annunciato la presentazione di “un esposto alla commissione antimafia affinché indaghi su questo drammatico problema”: “Metalli pesanti come fluoruro, bario, piombo, arsenico, mercurio, diossine o sostanze altamente cancerogene come il cromo esavalente sono stati impastati nei conglomerati da cui si ottiene il cemento e il calcestruzzo, in modo da risparmiare e smaltire scorie che avrebbero dovuto essere sottoposte ad un trattamento di decontaminazione. Tra Lombardia, Veneto, Emilia Romagna sono oltre 120 i comuni su cui sono stati sversati, sepolti o incapsulati, tra il 2014-2016, oltre 720 mila tonnellate di conglomerato miscelato con sostanze tossiche, chiamato concrete green, come sottofondo stradale secondo la procura distrettuale antimafia di Venezia con un processo iniziato il 20 marzo scorso. Le organizzazioni mafiose hanno investito le loro risorse su questo affare e oltre alle “strade del veleno” gli esempi sono diversi: ad Acerra, secondo la DDA di Napoli, la camorra avrebbe costruito una scuola materna con cemento miscelato con amianto e scarti di acciaierie e polveri di camini industriali, nella ricostruzione post-sismica in Emilia Romagna l’amianto sarebbe stato miscelato con terra per fare le pavimentazioni, secondo l’inchiesta della procura di Bologna sulle ‘ndrine nella regione”. https://www.today.it/cronaca/strade-veleno-antimafia.html
Il 12 marzo scorso l’assessore Fagnani, rispondendo ad un question time sull’argomento durante il Consiglio Comunale, ha assicurato che il Comune non ha mai utilizzato questo materiale nei suoi cantieri né ha autorizzato l’impiego nei cantieri di terzi. Visti i rischi di rilevante inquinamento insiti nell’impiego di questo materiale, come Ravenna in Comune ci chiediamo tuttavia se non sia arrivato il momento di andare oltre gli accertamenti di natura burocratica ed effettuare quanto meno dei campionamenti su alcuni cantieri Hera, per accertare il rispetto dei parametri di legge, avvalorando con i fatti le rassicuranti parole dell’assessore Fagnani.
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“Le strade al veleno di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna devono essere decontaminate al più presto”. La denuncia di Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi, ad un mese dall’inizio del processo per l’asfalto “arricchito” da rifiuti tossici
Sorgente: Bomba ecologica nelle strade di tre Regioni: i Verdi si appellano all’antimafia