Nel consiglio di martedì si è discusso degli effetti del decreto Salvini nel nostro Comune. Tutto nacque da un nostro odg depositato ai primi di novembre al quale ne seguì un secondo a firma Verlicchi-Ancisi dal taglio politico totalmente opposto qualche settimana dopo (a cui martedì naturalmente abbiamo posto voto contrario).
In corso di seduta la maggioranza intera ne ha depositato un terzo (per poi andarlo a votare) dalle premesse molto simili e condivisibili al nostro ma dal dispositivo che definiremmo “annacquato” nelle prese di posizioni politiche.
Entrando nei contenuti: tra le varie questioni importanti che ci preoccupano va ricordato che la legge 113/2018 (anche detta decreto sicurezza e immigrazione o decreto Salvini) elimina la possibilità per le commissioni territoriali e per il Questore di valutare la sussistenza dei gravi motivi di carattere umanitario e dei seri motivi di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano abrogando, di fatto, l’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari e introducendo una tipizzazione delle tipologie di tutela complementare che non riconosce l’accesso alle misure di accoglienza. Prevede, inoltre, delle modifiche all’articolo 4 del decreto legislativo 142/2015 attraverso un comma secondo cui “il permesso di soggiorno per richiesta d’asilo non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica”; mira a prolungare il periodo massimo di trattenimento dello straniero nei centri di permanenza per i rimpatri da 90 a 180 giorni ed elimina gli sportelli comunali che forniscono attività informative, di supporto e di assistenza agli stranieri che intendano accedere ai programmi di rimpatrio volontario-assistito; e riserva l’accoglienza nel sistema SPRAR ai soli titolari di protezione e minori stranieri non accompagnati, escludendo i richiedenti asilo e protezione internazionale e i titolari di protezioni complementari.
Ciò favorirà le strutture di accoglienza straordinaria, delle quali sono state registrate criticità in questi anni, puntando a smantellare invece proprio quella parte finalizzata a dare risposte ordinarie, strutturate, controllate e non emergenziali, come i centri di accoglienza del sistema SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati).
Un primo effetto della legge 113/2018 sarà quello di trasformare persone in irregolari tanto che uno studio dell’Ispi afferma che saranno 30100 i dinieghi e 39600 i mancati rinnovi dovuti a questa legge. In pratica significa che saranno almeno 70000 le persone che diventeranno irregolari nel prossimo anno e circa 120000 entro i prossimi due anni, senza percorsi di integrazione, che porteranno ad aumentare ulteriormente in città presenze di persone in condizione di estremo disagio, potenzialmente coinvolgibili in attività illecite.
L’’ANCI nazionale ha stimato in 280 milioni di Euro i costi amministrativi che ricadranno su Servizi Sociali e Sanitari territoriali e dei comuni, in conseguenza delle previsioni del decreto in oggetto, per l’assistenza ai soggetti vulnerabili, oggi a carico del sistema nazionale.
Avevamo quindi chiesto un impegno:
• al Sindaco e alla Giunta a intraprendere ogni iniziativa volta a contrastare gli effetti negativi della legge 113/2018 enunciati in premessa;
• al Sindaco, anche quale ufficiale di governo e autorità anagrafica, a disporre l’iscrizione anagrafica dei richiedenti la protezione internazionale, al fine di garantire loro l’esercizio dei diritti umani fondamentali, l’accesso ai servizi pubblici senza discriminazioni e favorirne la piena integrazione nella comunità, principale fattore di sicurezza per tutti i soggetti del processo migratorio;
• al Sindaco e alla Giunta a mantenere, nei servizi di competenza comunale, elevati standards di accoglienza per i richiedenti la protezione internazionale, i titolari di protezione internazionale ed i soggetti portatori di vulnerabilità.
Proprio il secondo punto, quello che avrebbe richiesto uno slancio politicamente coraggioso e una forte presa di posizione del nostro sindaco (come fatto da altri sindaci in Italia in questi mesi) è stato quello che ha portato Pd, PRI, Ama Ravenna, a porre un voto addirittura contrario (astenuti Art.1-MdP e Sinistra per Ravenna) assieme a tutte le destre. Unico voto favorevole assieme a noi quello del consigliere Maiolini (gruppo misto).
E mentre il tribunale di Firenze ha recentemente accolto il ricorso di un migrante (ridando forza alle posizioni di molti sindaci ribelli) e ha ordinato al comune di Scandicci «l’immediata iscrizione nel registro anagrafico del richiedente asilo», a Ravenna la maggioranza non mostra un minimo di coraggio.
Nulla di nuovo all’orizzonte.
Ravenna in Comune
In corso di seduta la maggioranza intera ne ha depositato un terzo (per poi andarlo a votare) dalle premesse molto simili e condivisibili al nostro ma dal dispositivo che definiremmo “annacquato” nelle prese di posizioni politiche.
Entrando nei contenuti: tra le varie questioni importanti che ci preoccupano va ricordato che la legge 113/2018 (anche detta decreto sicurezza e immigrazione o decreto Salvini) elimina la possibilità per le commissioni territoriali e per il Questore di valutare la sussistenza dei gravi motivi di carattere umanitario e dei seri motivi di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano abrogando, di fatto, l’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari e introducendo una tipizzazione delle tipologie di tutela complementare che non riconosce l’accesso alle misure di accoglienza. Prevede, inoltre, delle modifiche all’articolo 4 del decreto legislativo 142/2015 attraverso un comma secondo cui “il permesso di soggiorno per richiesta d’asilo non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica”; mira a prolungare il periodo massimo di trattenimento dello straniero nei centri di permanenza per i rimpatri da 90 a 180 giorni ed elimina gli sportelli comunali che forniscono attività informative, di supporto e di assistenza agli stranieri che intendano accedere ai programmi di rimpatrio volontario-assistito; e riserva l’accoglienza nel sistema SPRAR ai soli titolari di protezione e minori stranieri non accompagnati, escludendo i richiedenti asilo e protezione internazionale e i titolari di protezioni complementari.
Ciò favorirà le strutture di accoglienza straordinaria, delle quali sono state registrate criticità in questi anni, puntando a smantellare invece proprio quella parte finalizzata a dare risposte ordinarie, strutturate, controllate e non emergenziali, come i centri di accoglienza del sistema SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati).
Un primo effetto della legge 113/2018 sarà quello di trasformare persone in irregolari tanto che uno studio dell’Ispi afferma che saranno 30100 i dinieghi e 39600 i mancati rinnovi dovuti a questa legge. In pratica significa che saranno almeno 70000 le persone che diventeranno irregolari nel prossimo anno e circa 120000 entro i prossimi due anni, senza percorsi di integrazione, che porteranno ad aumentare ulteriormente in città presenze di persone in condizione di estremo disagio, potenzialmente coinvolgibili in attività illecite.
L’’ANCI nazionale ha stimato in 280 milioni di Euro i costi amministrativi che ricadranno su Servizi Sociali e Sanitari territoriali e dei comuni, in conseguenza delle previsioni del decreto in oggetto, per l’assistenza ai soggetti vulnerabili, oggi a carico del sistema nazionale.
Avevamo quindi chiesto un impegno:
• al Sindaco e alla Giunta a intraprendere ogni iniziativa volta a contrastare gli effetti negativi della legge 113/2018 enunciati in premessa;
• al Sindaco, anche quale ufficiale di governo e autorità anagrafica, a disporre l’iscrizione anagrafica dei richiedenti la protezione internazionale, al fine di garantire loro l’esercizio dei diritti umani fondamentali, l’accesso ai servizi pubblici senza discriminazioni e favorirne la piena integrazione nella comunità, principale fattore di sicurezza per tutti i soggetti del processo migratorio;
• al Sindaco e alla Giunta a mantenere, nei servizi di competenza comunale, elevati standards di accoglienza per i richiedenti la protezione internazionale, i titolari di protezione internazionale ed i soggetti portatori di vulnerabilità.
Proprio il secondo punto, quello che avrebbe richiesto uno slancio politicamente coraggioso e una forte presa di posizione del nostro sindaco (come fatto da altri sindaci in Italia in questi mesi) è stato quello che ha portato Pd, PRI, Ama Ravenna, a porre un voto addirittura contrario (astenuti Art.1-MdP e Sinistra per Ravenna) assieme a tutte le destre. Unico voto favorevole assieme a noi quello del consigliere Maiolini (gruppo misto).
E mentre il tribunale di Firenze ha recentemente accolto il ricorso di un migrante (ridando forza alle posizioni di molti sindaci ribelli) e ha ordinato al comune di Scandicci «l’immediata iscrizione nel registro anagrafico del richiedente asilo», a Ravenna la maggioranza non mostra un minimo di coraggio.
Nulla di nuovo all’orizzonte.
Ravenna in Comune