È un bell’articolo quello di Marco Procopio pubblicato ieri sulla edizione online de Il fatto quotidiano. Il titolo riassume sinteticamente l’oggetto dell’indagine che il pezzo illustra: Lavoro, canali di ricerca sbagliati e stipendi bassi. Che cosa c’è dietro le storie di chi offre un posto e “non trova candidati”
Citiamo di seguito un riferimento ad un’impresa ravennate tratto dall’articolo, una delle tante che utilizza lo strumento del lancio ad effetto sulla stampa di una “mancanza di lavoratori” come se fosse uno strumento di ricerca di personale. Il caso è citato dall’autore tra gli esempi di imprese non interessate agli investimenti nella formazione dei lavoratori.
«Pochi investimenti in formazione – La pensa allo stesso modo Gastone Gualdi della Pancar di Ravenna, che dice di averle “provate tutte per trovare dei meccanici, ma nessuno vuole sporcarsi più le mani. Abbiamo chiesto ad amici e conoscenti, messo l’avviso sul computer (ma online non se ne trova traccia, ndr), ma niente. Siamo stati costretti ad assumere dei pensionati”, ha chiarito Gualdi al Fatto.it. Dopo l’intervista rilasciata al Resto del Carlino a dicembre 2018, in cui spiegava di non essere riuscito a trovare dei “giovani meccanici volenterosi” da assumere con contratto regolare a 1.500 al mese netti (con straordinari e trasferte pagati), il risultato è che “sono arrivati tanti curriculum, ma tutti di persone poco preparate. Abbiamo assunto tre meccanici solo dopo che sono stati licenziati da una società concorrente in difficoltà”. Secondo i sindacati, però, parte della colpa è delle stesse imprese che “non sono disposte a investire nella formazione”. Soprattutto nel Nordest, spiega il segretario della Fim-Cisl Venezia Stefano Boschini, “ci sono tanti imprenditori atomizzati che credono siano solo gli altri a dover formare i lavoratori. Ma in passato non era così. E poi bisogna rendersi conto che siamo in un mondo che cambia velocemente: si diventa obsoleti dall’oggi al domani, perciò il vero problema è che ci sarà sempre più bisogno di riqualificare le persone. Le aziende sono chiamate a fare la loro parte”.».
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Buoni stipendi, contratti a tempo indeterminato e “persino” straordinari pagati. Proposte (o promesse) di lavoro apparentemente allettanti, che però stando alle cronache puntualmente restano senza risposta. Perché? “Non vogliono sporcarsi le mani”, “per i giovani i turni di notte o nei weekend sono troppo faticosi”, “si lamentano che l’azienda è troppo lontana da casa”. Sono […]