Ieri sera alla sala Buzzi di Ravenna si è provato a fare il punto della situazione sul “project financing” di riammodernamento della piscina. È necessario fare un punto zero sulla situazione attuale. La piscina comunale di Ravenna è in gestione ad una società la cui concessione è scaduta il dicembre scorso. La piscina versa, però, in pessime condizioni, tanto che la Giunta Comunale stessa ha accolto la proposta di “project financing” di Ar.Co Lavori, che prevede la totale demolizione della struttura esistente tranne le due vasche. Il primo punto cruciale politico è questo: come è stato possibile arrivare a una situazione così tragica e drastica di una struttura comunale in concessione? Su questo punto l’assessore Fagnani ha sempre ammesso le colpe di chi ha amministrato.
Al momento, però, nessuna grossa manutenzione né rifacimento è mai stato inserito nel piano triennale dei lavori pubblici. E questo risulta evidente dai vari DUP e bilanci approvati in questo mandato. La Giunta, a livello di grossi investimenti nello sport, ha puntato molto sul nuovo cosiddetto PalaFagnani, mentre nessuna voce corposa è mai stata dedicata alla piscina comunale. Ed ecco che, oggi, senza che il Comune abbia mai previsto un grosso riammodernamento né una manutenzione seria, né una nuova struttura, l’unica soluzione diventa il “project financing”, cioè un investimento privato a lungo periodo che dovrebbe sobbarcarsi il rischio di impresa al posto del Comune e ricevere in concessione la struttura per 25 anni, con il sostentamento garantito, tra le altre cose, da un quota parte annuale (circa 590mila euro) che il Comune verserà all’aggiudicatario. Tutto questo, naturalmente, si può fare se il progetto depositato vede confermata la forte utilità pubblica. Questo è stato confermato dagli uffici, ma è un altro grosso nodo di discussione, perché il rifacimento prevede la destinazione di un grande spazio ad attività che ci sembrano strettamente commerciali: estetista, due bar, ristorante, fitness, spa, ecc. ecc. E questo aspetto molte delle società sportive presenti in sala ieri (non tutte, per amor di verità) proprio non lo accettano.
I presenti in sala hanno espresso con fermezza tutti i grandi dubbi e i problemi che questa situazione ha creato e creerà. Innanzitutto non esiste il piano B, quindi ad oggi i lavori dureranno minimo 6 mesi (se tutto dovesse andare bene e senza inghippi) e in quel periodo Ravenna resterà senza una piscina comunale. Il progetto di rifacimento non prevede la modifica delle vasche e risulta impossibile immaginare la realizzazione di gare internazionali; anzi, secondo molti, risulta difficile immaginare un’omologazione addirittura per quelle nazionali. Da anni ci sarebbe la richiesta di inserire anche trampolini e piattaforme per i tuffi, cose che non è prevista. Morale della favola: da una parte si sta costruendo un palazzetto affinché a Ravenna si possano ampliare le possibilità di avere eventi sportivi nazionali e internazionali, dall’altra si sta sistemando una piscina precludendo per i prossimi 25 anni la possibilità di eventi di livello.
Qualcuno ha riproposto la questione relativa al progetto della piscina presente nel comparto “Cos2” del quartiere San Giuseppe, ma questo è il caso di un cosiddetto “articolo 18”, in cui l’investimento del privato nella realizzazione della piscina è legato all’attivazione dell’intero comparto e, con la crisi dell’edilizia, non è un’ipotesi credibile, né tantomeno perseguibile, visto l’altissimo tasso di cementificazione che questo comporterebbe.
La richiesta più forte emersa da tutti i presenti in sala è quella di fermarsi un attimo e ragionare più a fondo, magari ipotizzando piccoli interventi di sistemazione nella attuale e immaginando la realizzazione di una nuova piscina in un luogo diverso della nostra città. Sarebbe un intervento più complesso, un grosso investimento, ma che potrebbe risolvere tutte le carenze emerse. È evidente che la Giunta dovrebbe radicalmente rivedere le sue priorità di investimenti nello sport e non solo.
Massimo Manzoli – Consigliere Comunale Ravenna per Ravenna in Comune
[nella foto: l’accesso dal retro della Piscina Gianni Gambi con ancora visibile il cartello CMR, la ora fallita cooperativa di Argenta all’epoca proprietaria anche del Porto Turistico Marinara – 2008]