I materiali di dragaggio restano rifiuti e il loro mantenimento in cassa di colmata dopo la scadenza delle autorizzazioni rilasciate costituisce il reato di gestione di discarica abusiva. Di questo reato, la sentenza emessa ieri nel processo sui “fanghi del Candiano”, ha ritenuto colpevoli il soggetto committente dei lavori di dragaggio e l’appaltatore degli stessi, condannando l’ex Presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna e due ex amministratori della CMC (è stato invece assolto per non aver commesso il fatto l’attuale Presidente di CMC). Estraneo alla commissione del reato il proprietario dei terreni sui quali insistono le casse di colmata. Conseguentemente, sono stati assolti i due ex amministratori della Sapir che figuravano tra i sei imputati (dei 10 originariamente rinviati a giudizio, quattro sono stati via via esclusi dal procedimento). Se fosse stato un gioco (dopotutto noi di Ravenna in Comune abbiamo più volte denunciato l’azzardo da parte dell’Amministrazione Comunale e dell’Autorità Portuale), chi potrebbe rivendicare la vittoria?
Chi vince? Sicuramente la Procura. I tentativi della difesa di negare la natura di rifiuto per i fanghi, sostenuta invece dall’accusa, sono stati respinti. Così come il tentativo di negare che il termine di scadenza delle autorizzazioni rilasciate dalla Provincia avesse effetti, oltre che sull’atto di immettere i materiali nelle casse di colmata, sulla possibilità stessa di lasciarvi in deposito i fanghi. Non è stata invece accolta la tesi di una responsabilità penale in capo al proprietario dei terreni e delle casse di colmata: dunque ne esce bene anche Sapir (e il suo azionariato pubblico/privato costitutivo dei poteri “forti” della città, da Ravenna Holding alla Cassa di Risparmio, dalla famiglia Ottolenghi alla Compagnia Portuale, dalla Camera di Commercio alla Regione, al gruppo ENI, ecc.).
Chi perde? Ad uscire sconfitta è sicuramente la CMC (l’ex Amministratore Delegato Foschini e l’ex Vicepresidente Fucchi) anche se, esentandosi da colpevolezza l’attuale vertice, può fare qualche tentativo per tener separato presente e passato della Cooperativa: non è cosa irrilevante visto il terribile presente che deve affrontare. Sicuramente sconfitta è l’Autorità Portuale. Certo, è risultato condannato il solo Di Marco, fuori dall’Ente da quasi due anni, ma la valutazione del giudice è stata quella di ricondurre la proprietà del rifiuto all’Autorità Portuale. Dunque, delle sanzioni penali connesse all’attuale persistenza dei materiali in otto casse di colmata, ritenute tutte discariche abusive, non può certo disinteressarsi il Presidente Rossi. Con la conseguenza che, se nominalmente sono Di Marco, Foschini e Fucchi ad essere solidalmente obbligati a svuotare le casse, questi non hanno alcun titolo per farlo e perciò tocca a CMC e, soprattutto, all’Autorità di Sistema Portuale di impegnarsi nel recupero e nello smaltimento dei fanghi di dragaggio e poi nel ripristino dello stato dei luoghi. Si tratta di tutti i materiali presenti all’interno delle casse di colmata del porto variamente denominate: “Avamporto Porto Corsini”, “Centro Direzionale”, “Nadep Interna e Centrale”, “Nadep Viale Trieste”, “Trattaroli 1, 2 e 3”. Un quantitativo di materiale enorme, da oggi senza più dubbi da considerarsi rifiuto a tutti gli effetti, e altrettanto senza alcun dubbio da doversi obbligatoriamente recuperare/smaltire secondo le norme che disciplinano i rifiuti.
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