Fermo restando la stima dovuta verso chi s’impegna per il “bene comune” a tutti i livelli delle istituzioni, soprattutto quando mette a disposizione il suo tempo gratuitamente e pur rispettando la manifestazione del pensiero che la nostra Costituzione garantisce a “chiunque”, due sono le cose che un rappresentante dei cittadini non si dovrebbe mai permettere e, anzi, dovrebbe rifuggire come la peste: piegare la “verità” celiando con l’informazione e giocare con le regole della democrazia.
Da sempre diffidiamo di chi ad ogni piè sospinto, nello svolgimento del suo incarico di rappresentanza, si appella al popolo spargendo consultazioni e voti popolari anche per sapere dove (e se) far cagare i cani. Ancor di più, però, restiamo perplessi di fronte a chi si arroga il diritto di sentirsi l’unico rappresentante dei cittadini dileggiando chi, al contrario, nell’esercizio del suo ruolo, cerca – applicando leggi e regolamenti – di trovare soluzioni, appunto, per il bene di tutti.
Nel ribadire, quindi, la nostra contrarietà alla richiesta di consultazione dei cittadini di Mezzano, presentata dal consigliere di LpR, Andrea Fabbri e riportata dalla stampa locale, ci teniamo – pur senza voler alimentare una sterile polemica – a precisare due questioni.
1) L’obbligo di dare informazioni corrette e rispondenti al vero, a Costituzione e legislazione vigente, non è in capo solo ai professionisti ma a tutti coloro che manifestano il proprio pensiero pubblicamente. Ancor di più se rivestono una carica elettiva.
Nello specifico, ci teniamo a precisare, quindi, che i 41 rifugiati (in virtù dell’articolo 10 della Costituzione) risiedono già nel nostro territorio e, a quanto ci risulta, senza che vi siano particolari problemi legati alla loro permanenza. Non si tratta di nuovi arrivi (su cui personalmente, peraltro, troveremmo nulla da ridire), quindi, ma del cambio di gestione che dalle Prefetture (rappresentanti territoriali del Governo), attraverso i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), passano alla gestione diretta e sotto il controllo diretto dei Comuni. Una responsabilizzazione degli organi politici e amministrativi dei Comuni a tutti i livelli che, oltre a puntare ad una verifica puntuale del buon funzionamento del sistema d’accoglienza dei rifugiati, si occupi anche della loro integrazione e della serena convivenza con gli altri cittadini.
2) Nel merito della questione che attiene alla partecipazione dei cittadini non è male ricordare che essa è regolata oltre che dal menzionato articolo 50 dello Statuto comunale, anche dal 49 che ne stabilisce forme e modalità. Non v’è chi non veda – e non potrebbe che essere così – che per l’esercizio della democrazia non possano che sussistere stringenti norme e regolamenti senza i quali l’esercizio della Democrazia diventa sterile esercizio democraticistico e cortina fumogena messa su da taluni per nascondere la propria incompetenza, scarsa rappresentatività e indecisione.
Noi, però, vogliamo ribadire che l’eletto (a tutti i livelli delle istituzioni) ha l’obbligo di esercitare le sue funzioni, certamente in modo non avulso dalle istanze popolari ma, anche, autonomamente, rispetto al mandato ricevuto, nell’interesse più generale della comunità che l’ha votato e che gli ha concesso una fiducia PRO TEMPORE per agire in suo nome.
Ecco, allora, perché, ci appare: speciosa nel merito; irrispettosa nei confronti dei consiglieri di Mezzano, dipinti come ostaggi nelle mani del PD, oltre che priva di fondamento nel metodo, l’accusa mossa su “Ravenna Today” dal consigliere Fabbri a cui, del resto – pur avendone rigettato la richiesta – nessuno ha impedito, applicando il regolamento, di attivare le procedure previste dagli articoli 49 e 50 del Regolamento del Comune di Ravenna.
Un’ultima chiosa ci sia concessa, infine, sempre in merito alla Democrazia e al suo funzionamento. «La democrazia – diceva il povero Platone nel 370 A. C. – muore per abuso di se stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo».
Alessandro Bongarzone e Caterina Marchetti
Gruppo Ravenna in Comune – Area Territoriale di Mezzano