Un’immagine si impone sulle altre nel ricordo di quest’ultimo anno in cui le indispensabili attività di cura del nostro scalo sono state abbandonate mentre l’Ente Porto girava a vuoto e la sua sede era accerchiata da tutte le forze di sicurezza e polizia che solo la più sfrenata fantasia poteva immaginare. L’immagine è quella del sindaco Matteucci e del vicesindaco Mingozzi che, all’indomani della “cacciata” del presidente Di Marco, festeggiavano il roseo futuro che, a loro dire, si sarebbe immediatamente affacciato: il tanto atteso approfondimento dei fondali, l’ammodernamento delle banchine e, perfino, la realizzazione di un nuovo grande terminal nella penisola Trattaroli.
L’arte del ricordo va coltivata con passione in tempi come questi in cui non è affatto vero che le bugie hanno le gambe corte. È invece la memoria dei politici della maggioranza ad essere vergognosamente corta!
Dunque, vanno ricordati i nomi dei politici del Partito Democratico e del Partito Repubblicano, maggioranza di ieri e di oggi al governo della città, che firmarono la lettera di “licenziamento” di Di Marco: oltre ai già citati Matteucci e Mingozzi, infatti, si distinsero il presidente della Provincia, Claudio Casadio, il presidente della Camera di Commercio, Natalino Gigante e, in rappresentanza della Regione, il consigliere Gianni Bessi. Tutti membri delle istituzioni locali nel comitato portuale che, sino alla lettera dell’ottobre 2015, avevano sempre detto di sostenere – a parole – gli sforzi titanici di Di Marco di adempiere al mandato assegnatogli, nonostante l’opposizione della locale associazione confindustriale esplosa già agli inizi dello stesso anno.
E anche questo non bisogna scordare, che Galliano Di Marco, come prima di lui Giuseppe Parrello e prima ancora Remo Nazareno Di Carlo, sono tutti stati messi al vertice dell’Ente Porto per volontà della maggioranza. Il mandato di Di Marco? Sempre lo stesso dei suoi predecessori, l’escavo dei fondali e l’adeguamento delle banchine. Con un’enfasi in più, dettata dalla necessaria sottolineatura che quella sarebbe stata la volta buona, non come nel passato, tanto da battezzare l’impresa niente meno che come “progettone”. La principale colpa di Di Marco? Averci creduto ed essersi impegnato allo spasimo nel raggiungimento dell’obiettivo anche quando era ormai chiaro che, per i suoi mandanti, invece, venivano prima altre cose, anche qui sempre le stesse: la redistribuzione delle risorse pubbliche tra i soliti commensali al banchetto (cooperative bianche rosse e verdi, consolidate famiglie imprenditoriali, politicanti di lungo corso), la salvaguardia degli equilibri e degli appetiti consolidati, l’intangibilità di quel patto tra padroni e politici che dalla nascita della SAPIR ne ha fatto il carceriere dello sviluppo del nostro porto. Avesse traccheggiato Di Marco, invece di mettere in discussione il ruolo di SAPIR, ipotizzando perfino di sottrarre alla società pubblico-privata il retroporto, e adesso ci sarebbe ancora lui al secondo piano di Via Antico Squero 31. Chi ha mai pensato di negare un secondo mandato a Parrello nonostante i fallimenti delle cittadelle della nautica rimasti nel libro dei sogni e del costosissimo molo delle crociere purtroppo realizzato?
Come opposizione di sinistra alla maggioranza di centrofantasinistra abbiamo immediatamente smentito la plausibilità di una pronta ripartenza quale pronosticata da sindaco e vicesindaco. Abbiamo anzi fin da subito denunciato sulla stampa e con interrogazioni in Regione e in Comune (da parte del consigliere Piergiovanni Alleva de L’Altra Emilia-Romagna e del consigliere Diego Rubboli della Federazione della Sinistra) che un commissariamento militare del porto non poteva dar luogo ad alcuna ripartenza e, anzi, aveva in sé tutti gli elementi per un arretramento nelle prospettive di sviluppo dello scalo. Siamo stati fin troppo buoni profeti. Mentre il Partito Democratico e quello Repubblicano si affannavano a negare l’evidenza, la stagnazione di ogni lavoro lungo il canale era sotto gli occhi della cittadinanza. Peggio. La micidiale accoppiata tra l’esigenza di “normalizzare” quanto messo in discussione durante la presidenza Di Marco e l’incompetenza della guida “a tempo” dell’Ente, ha terremotato il funzionamento della macchina amministrativa giungendo fino all’arresto di un funzionario al culmine di una serie di accuse da questi rivolte proprio in relazione alla conduzione dell’Ente.
Indifferenti a tutto ciò, la maggioranza ha dato il via alle “grandi manovre” per piazzare i propri uomini alla guida del porto. Su questo e solo su questo ha impiegato le proprie “migliori” energie! Vanno ricordati i tentativi dell’attuale sindaco de Pascale (documentati in interviste dallo stesso rilasciate) di candidare un funzionario comunale privo di qualunque esperienza nel settore della portualità ma “di stretta osservanza” nel ruolo di presidente della neonata Autorità di Sistema Portuale. Né ci si può scordare che i nuovi nomi per il ruolo di membri del neonato comitato di gestione messi in circolazione dalla maggioranza ed apparsi sulla stampa estiva non erano altro che i vecchi nomi di Bessi e Mingozzi. Né si andavava meglio per il ruolo di segretario generale, per il quale stando alla stampa e allo stesso Mingozzi sembrava che non ci fosse niente di meglio di quel Margorani principale autore delle infelici iniziative intraprese nell’amministrazione dell’Ente durante il commissariamento.
Come opposizione non potevamo essere complici del perpetrarsi dello scempio: era in gioco la sopravvivenza stessa dello scalo che la maggioranza era disposta senza batter ciglio a rischiare pur di non rinunciare ad una salda presa “di garanzia” sull’Ente Porto. Abbiamo prontamente insistito tramite il nostro consigliere regionale e la consigliera nel frattempo eletta in consiglio comunale nella lista Ravenna in Comune, Raffaella Sutter, affinché nella ricostituzione della guida amministrativa dell’Ente porto si rispettassero rigorosamente i seguenti requisiti:
- esperienza nel settore portuale come previsto dalla recentissima modifica alla legislazione del settore;
- discontinuità nella gestione dopo la disastrosa conduzione del dopo Di Marco;
- coinvolgimento delle forze di opposizione nella definizione dei metodi individuazione delle persone chiamate a guidare l’Ente porto.
Nel frattempo, dalla “cacciata” di Di Marco è trascorso un anno, un anno e mezzo da quando i rappresentanti delle istituzioni locali hanno girato le spalle allo stesso Di Marco che chiedeva insistentemente collaborazione nel compimento delle scelte riguardanti il futuro dello scalo. Ora siamo a un passo dalla completa riattivazione dell’Ente Porto. Delle tre condizioni poste dall’opposizione, la maggioranza ne ha accolto due. Non era scontato. Tutte le nomine (presidente, membri designati da Comune e Regione nel comitato di gestione, segretario generale) che interessano la neonata Autorità di Sistema Portuale rappresentano una forte discontinuità con il passato e, allo stesso tempo, privilegiano il curriculum delle esperienze maturate rispetto all’appartenenza diretta al ceto politico: un importante elemento di differenziazione da quanto si sta invece realizzando in altri porti in cui le forze di opposizione non hanno voluto (o non sono state in grado) di condizionare l’operato delle maggioranze. Nessun ascolto è stato invece dato alla richiesta di condivisione nelle modalità di scelta. Senza nulla togliere alle capacità delle persone designate, la loro individuazione è stata prima rivendicata e poi effettuata dalla maggioranza in solitudine e autosufficienza. La stessa maggioranza che ora, dopo un anno e mezzo, riprende ad interessarsi della progettualità futura dello scalo accogliendo, tardivamente, uno dei tre scenari prospettati da Di Marco. Sarà compito del nuovo presidente Daniele Rossi guidarne l’attuazione. Ci permettiamo di suggerire a lui e alla maggioranza una maggiore attenzione per i cittadini e i territori interessati alle scelte che si andranno a compiere. Restiamo all’opposizione ma teniamo a quel bene comune chiamato porto quanto e forse più di quanto dichiarato dalla maggioranza. Poiché non ci aspettiamo regali continueremo la nostra opera di vigilanza e sensibilizzazione dell’operato dell’Ente Porto e dell’Ente comunale in modo che le esigenze dei territori e dei cittadini non siano subordinate agli interessi rappresentati da quel patto scellerato tra padroni e politici che già abbastanza danno ha arrecato alla città e ai lavoratori del porto.