Di: Luca Dubbini
Fino alla fine del suolo, ovvero la nuova legge urbanistica regionale
Venerdì 3 febbraio, presso l’Aula Magna della Regione Emilia-Romagna di Bologna, si è svolto il convegno “Fino alla fine del suolo” organizzato dai gruppi assembleari de l’Altra Emilia-Romagna e del Movimento 5 Stelle.
Al centro di questo incontro la nuova legge urbanistica regionale, chiamata “Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio” [link alla pagina con il testo di legge → http://territorio.regione.emilia-romagna.it/codice-territorio/pianif-territoriale/nlu] che le attuali forze di governo dell’Emila-Romagna definiscono come una norma che contrasta il consumo del suolo e che è ormai giunta alla fine del suo iter legislativo, durato oltre un anno.
La presentazione dei lavori, condotta da Giulia Gibertoni (M5S) e Piergiovanni Alleva (AER), entra subito nel merito della questione dimostrando una visione molto critica della legge e annunciando i temi che successivamente saranno approfonditi dai numerosi ed esperti relatori del convegno: l’indiscriminata autonomia dei Comuni, l’incerta soglia del 3%, le deroghe e una generale assenza di strumenti specifici per la pianificazione.
Il tema dell’eccessiva libertà di azione dei Comuni deriva dall’inserimento nella legge dei cosiddetti “Accordi operativi” (regolati soprattutto dall’art. 37) che prevedono la possibilità di realizzare progetti urbanistici sulla base di negoziazioni private, in grado di andare oltre ad ogni vincolo presente nei piani di programmazione territoriale.
La soglia del 3% (art. 6) riguarda la soglia di territorio relativo alle aree già urbanizzate rispetto alla quale sarà possibile realizzare nuovi insediamenti: essa rappresenta un limite invalicabile, oltre il quale sarà obbligatorio cessare le costruzioni. Tuttavia il calcolo di questa soglia appare fin da oggi molto incerto perché non è chiaro quali tipologie di costruzioni rientrano in questo limite e inoltre ogni Comune potrà decidere come approntare questo calcolo.
Numerose sono infatti le deroghe alle costruzioni che potranno uscire dal calcolo del 3%, come ad esempio le costruzioni di natura strategica. Il problema anche in questo caso è che la definizione di natura “strategica” apre ad un largo ventaglio di possibilità, che potrebbe alla fine dei conti invalidare totalmente la suddetta soglia.
Infine si sottolinea l’eliminazione dei molti strumenti urbanistici che oggi troviamo nelle mani degli enti locali (PSC, POC, PUA, RUE, ecc), utili ad entrare nello specifico degli interventi sul territorio. Con la nuova legge tutti i piani di intervento saranno accorpati in un unico piano, definito Piano Urbanistico Generale (PUG). A detta di molti questa scelta porterà ad una generale perdita delle possibilità pianificatorie da parte dei Comune.
In generale è stato criticato il carattere eccessivamente “neoliberista” di questa legge, che propone nei fatti una deregolamentazione che stravolge i rigorosi principi urbanistici che hanno fatto dell’Emilia-Romagna un faro a livello internazionale di questa disciplina e che, secondo alcuni punti di vista, possono entrare in diretta collisione anche con alcuni principi sanciti dalla nostra Costituzione e che quindi potrebbero essere impugnata di fronte alla Corte Costituzionale. Nonostante sia stato notato anche un interessante approccio intellettuale, ad esempio per quanto riguarda l’inserimento di concetti moderni come la “rigenerazione urbana”, l’impianto di questa legge rappresenta il grande vuoto politico che si sta aprendo ogni giorno di più e che rischia di portare al collasso intere comunità di persone.
Questi sono in breve i temi principali esposti nella lunga giornata di lavoro, che ha visto la partecipazione di esperti a tutto campo: i docenti Paola Bonora (Università di Bologna) e Pietro Cavalcoli (Università di Ferrara e Venezia), urbanisti come Vezio De Lucia, Ezio Righi ed Antonio Bonomi, assessori alle materie urbanistiche come Paolo Berdini (Roma) e Fausto Battistel (Cattolica), importanti giuristi come Giovanni Losavio e Benedetto Graziosi, insieme a molte associazioni che si occupano di ambiente e territorio come Italia Nostra, Legambiente e WWF.
Di singolare importanza è stata infine la presenza dell’assessore regionale alla programmazione territoriale dell’Emilia-Romagna, Raffaela Donini, che si è dichiarato aperto ad un confronto sul testo di legge ed ha risposto ad alcune critiche espresse dai relatori: la soglia del 3% per lui rappresenta un importante traguardo nella lotta al consumo di suolo, la semplificazione (cioè la negoziazione) sarebbe funzionale ai PUG, la diminuzione dei piani permetterà la creazione di un sistema omogeneo a livello regionale che oggi invece non è realizzato.
Tuttavia queste rassicurazioni, come sottolineato dall’intervento conclusivo di Cristina Quintavalla (AER), non fanno recedere gli intervenuti dalle proprie preoccupazioni. Si apre quindi da oggi una nuova battaglia, che vedrà coinvolti tutti i soggetti che sono intenzionati a riprendere in mano la regolamentazione di un’urbanistica che abbia come fondamento dei principi etici, morali e scientifici chiari e non negoziabili poiché la pianificazione territoriale è lo strumento principale nelle mani delle comunità locali per garantire il proprio benessere ed il proprio sviluppo.