Il 17 e 26 ottobre scorsi si sono svolte due commissioni congiunte (Ambiente e Turismo), di tipo conoscitivo, sul tema delle pinete e delle zone umide del territorio ravennate. La speranza, ultima a morire, era che, una volta esaminato lo status quo, si procedesse con segnali di rinnovato interesse nei confronti del nostro patrimonio naturalistico, ma così, purtroppo, non è stato. Il territorio del Comune di Ravenna è composto per il 18% di zone naturali, per lo più di grande pregio, eppure la nostra Amministrazione sembra non essersene mai veramente resa conto e, ciò che più dispiace, sembra volersi mantenere in questa condizione di inconsapevolezza. I numerosi siti della Rete Natura 2000, le zone Ramsar, le due Stazioni ricomprese nel Parco del Delta del Po sembrano quasi un fastidio per la nostra Amministrazione, un problema in più nella pur sempre difficile costruzione dell’equilibrio fra i tanti interessi in gioco in una collettività. Un tempo non esisteva una legislazione di protezione ambientale e tutto sembrava andare per il meglio. E forse davvero tutto andava bene, ma con il passare degli anni l’aumento della pressione antropica sul territorio rischiava di distruggere completamente le zone naturali e il legislatore è intervenuto per fermare questo processo, tentando una diversa gestione del rapporto fra uomo e ambiente. Una consapevolezza che prova ad avere valenza mondiale ma che Ravenna sembra tuttora non comprendere.
Inutile parlare di valorizzazione turistica del patrimonio naturale se prima non ci si prende cura di questi luoghi: cosa dovrebbero visitare gli eventuali ecoturisti nel ravennate? Forse il degrado di Punte Alberete? O dovrebbero forse avventurarsi nei tanti sentieri pinetali quasi del tutto privi di manutenzione e di cartellonistica adeguata, con il conseguente rischio di vedersi sanzionare senza neppure aver capito di essere entrati in un’area non accessibile? O dovrebbero sedersi sotto un pino ad ascoltare gli spari dei cacciatori?
Durante le Commissioni Ravenna in Comune ha cercato di portare la discussione su di un punto fondamentale per la gestione del patrimonio naturale, i Piani Territoriali delle due Stazioni del Parco del Delta del Po, ma senza grande successo. Sorvoliamo sul Piano della Stazione Pineta di Classe e Saline di Cervia, recente (2012) e già lacunoso (una per tutte, l’esclusione della duna grigia della zona nord di Lido Adriano, segnalata dalla Provincia in fase di redazione del Piano ma che l’Amministrazione comunale non ha voluto considerare) e affrontiamo invece il problema del Piano della Stazione Pineta di San Vitale e Pialasse di Ravenna, adottato dal Comune nel lontano 2006 e approvato poi, in controdeduzione, nel 2008, ma che la Regione non ha ancora approvato. Malcostume regionale? In questo caso no. Quando fu adottato, nel 2006, il Piano scatenò una ridda di polemiche in quanto ricalcava, in buona sostanza, il Piano del 1991 (già rinviato al mittente dalla Regione), e non era ciò che ci si aspettava. Nel periodo di pubblicazione fu presentata più di una osservazione, ma nel 2008 il Piano fu approvato senza che più di una osservazione sostanziale venisse presa in considerazione. Vorremmo capire, ad esempio, per quale motivo la Pialassa Baiona, zona Ramsar, SIC e ZPS, con valutazioni di rappresentatività e conservazione piuttosto buoni, persista nel rimanere in zona pre-parco, o per quale motivo la Pialassa Piomboni, collocata in zona C nel Piano del 1991, sia stata così abbandonata a se stessa da meritare, nel 2006, un bel posto, anch’essa, in zona pre-parco. Che cosa distingue una zona C da una zona pre-parco? Forse l’attività venatoria? Eppure la stessa Amministrazione, nel Regolamento Capanni da pesca e da caccia del 2014, ha riconosciuto la caccia e l’eccessivo disturbo antropico quali fattori di vulnerabilità della Baiona e dei Piomboni. E cosa dire del Bardello, anch’esso relegato in zona pre-parco?
Non una parola, durante le Commissioni, da parte dell’Assessore in carica, solo l’insistenza da parte del Responsabile dell’ufficio preposto, a chiedere alla Regione l’approvazione del Piano. Le motivazioni? Il Piano è in stand-by da troppo tempo (e chissà perchè, ci chiediamo noi) e va approvato in fretta, poi si faranno le varianti. Ma perchè non modificarlo ora, e come si deve? Sarà forse perché un Piano approvato è conditio sine qua non per aspirare al riconoscimento MAB? Ma sì, facciamolo approvare ora, portiamoci a casa questo risultato, che poi nell’elaborazione delle varianti arriviamo a fine consiliatura. E, nel frattempo, chi amerebbe un livello di protezione più consono al valore naturalistico di queste zone e chi vorrebbe valorizzarle in chiave eco-turistica può continuare ad aspettare Godot.
Simonetta Scotti Esperta del Gruppo Ravenna In Comune per commissione ambiente.