L’origine della sinistra riformista ha le proprie radici agli inizi di quel lontano ‘900, quando le forze socialiste, dopo anni di serrate lotte e mobilitazioni, si trovarono per la prima volta alla guida dei primi municipi. Il loro non era certo un riformismo all’acqua di rose, perché rivoluzionarono completamente il modo con cui sino a quel momento si intendeva il governo di un comune. Alla guida di quelle istituzioni crearono le prime misure concrete di sostegno ai più poveri, diedero vita al primo welfare state: nel relativamente piccolo delle proprie comunità, soddisfacevano direttamente quelle che erano da sempre le loro rivendicazioni.
Al giorno d’oggi assistiamo progressivamente alla continua fusione dei comuni in sempre più grandi colossi burocratici, alla scomparsa delle identità territoriali, all’accentramento quindi di potere nei grandi centri politici e industriali. Questo rischia di rendere le comunità locali inermi di fronte ai grandi cambiamenti che impone la globalizzazione. Oggi si crede che un comune si debba occupare prevalentemente di cose limitate: le buche nelle strade, la cultura locale, al massimo il destino di qualche municipalizzata. E’ davvero così, o forse l’esperienza di quel primo “socialismo municipale” ci insegna che è possibile concepire le istituzioni comunali come un primo ed efficace strumento per arrivare all’emancipazione degli oppressi? ( presentazione a cura di Enrico Maria Pedrelli )
Ne parliamo con:
- Raffaella Sutter, capogruppo nel consiglio comunale di Ravenna per Ravenna In Comune;
- Sandro Medici, comitato città in comune;
- Giulio Cavalli, scrittore e giornalista;
- Gaetano Alessi, scrittore e giornalista.
Modera:
- Enrico Maria Pedrelli – segretario regionale Giovani Socialisti.;