L’affare delle case famiglia per anziani

Di: Raffaella Sutter – Candidata sindaco Ravenna in Comune

Diversi cittadini ci segnalano gravi problemi relativi alla gestione della case famiglia e alla assoluta non vigilanza né da parte del servizio sociale dell’ Asp, né da parte dell’AUSL: inadeguatezza delle strutture dal punto di vista igienico sanitario e della somministrazione dei pasti, non rispetto della privacy e dei bisogni dei pazienti, personale senza formazione alcuna e spesso senza conoscenza della lingua italiana, assenza di piani di assistenza individuale da parte del Servizio Sociale e dell’Unità di valutazione geriatrica. Inoltre ci segnalano l’assoluta sproporzione tra le somme pagate dalle famiglie e dall’ASP alle strutture rispetto ai servizi erogati e le numerose illegalità, tra cui ad es. la presenza di più appartamenti contigui ciascuno di 6 posti, per non rientrare ingannevolmente nella normativa applicabile a strutture oltre i 6 posti letto (L.R. 564/2000 Direttiva regionale per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture residenziali e semiresidenziali per minori, portatori di handicap, anziani e malati di Aids). Lamentano inoltre di non aver ricevuto se non vaghe risposte dall’ASP alle questioni poste.
Finalmente il Consiglio Comunale di Ravenna il 19 aprile scorso ha approvato il “Regolamento per la vigilanza nelle strutture residenziali per anziani con un numero di ospiti fino a un massimo di sei, denominate Case Famiglia e Appartamenti Protetti per anziani”. Nel Comune di Ravenna le case famiglia sono 61: si tratta di una tipologia di strutture per la quale la legge non prevede una richiesta di autorizzazione al funzionamento ma una semplice comunicazione di avvio di attività entro i 60 giorni, considerando il servizio di bassa intensità assistenziale. Il loro numero sembra destinato ad aumentare in quanto sta aumentando molto la domanda di servizi di assistenza residenziale, in primo luogo per un fattore di tipo socio demografico. Le persone con più di 70 anni sono infatti aumentate di 1.600 unità dal 2009 al 2014, mentre, in prospettiva, le persone che oggi hanno più di 60 anni e vivono da sole rappresentano il 50% delle famiglie mono nucleari.
Le case famiglia/appartamenti protetti si inseriscono nella rete integrata dei servizi sociali residenziali di supporto alle famiglie per l’ospitalità dei propri anziani e sono assimilate, con il nuovo regolamento, alle strutture autorizzate al funzionamento di cui all’esistente Regolamento di assistenza economica e sociale. Con il nuovo regolamento si è cercato di impostare le regole fondamentali e di fare chiarezza sui requisiti che risultano insufficienti rispetto alla normativa regionale di riferimento. Finora infatti sono state considerate dal punto di vista regolamentare solo come attività imprenditoriali. Infatti lo snello iter previsto per l’avvio della loro attività ha creato un forte incremento di strutture con criticità, da monitorare con attenzione per salvaguardare la funzione di accoglienza e assistenza. Obbiettivo prioritario è rendere il Comune e l’ASP più determinanti nei processi di governo e sorveglianza, fornire ai gestori una relazione più stretta con l’Unità di Valutazione Geriatrica che interviene nella fase di inserimento dell’ospite, nell’eventuale aggravamento o in fase ispettiva se si ravvede inappropriatezza della condizione di salute e non autosufficienza, per prevenire anomalie o deviazioni rispetto a una corretta assistenza.
Dopo l’approvazione del nuovo regolamento comunale è necessario che si attivino quanto prima gli strumenti di vigilanza e monitoraggio delle Case Famiglia per anziani, diventate un vero business per chi le gestisce e che di giorno in giorno proliferano, e che il Servizio Sociale dell’ASP si attivi per una reale presa in carico dell’anziano e del suo percorso assistenziale.

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