Di: Raffaella Sutter
Le questioni sollevate dall’ Associazione Mirada sul tema delle politiche culturali del Comune di Ravenna e sulla disparità di trattamento tra i diversi operatori culturali, in termini di entità del contributo erogato e modalità di erogazione dello stesso, hanno suscitato da una parte la reazione della lista la Pigna che ha colto della questione soprattutto i risvolti relativi a «incompatibilità, opportunità e conflitti d’interessi» e parla di famigliopoli e compagnopoli , dall’altra la dichiarazione del sindaco che difende la trasparenza ed imparzialità dell’amministrazione comunale nel rapporto di convenzionamento o sovvenzionamento dell’associazionismo. Certo Elettra Stamboulis ribadendo i motivi per cui ritiene ormai impossibile per l’Associazione Mirada continuare a mantenere il Festival Komikazen a Ravenna causa i continui boicottaggi da parte del Comune , sottolinea anche quella che ritiene una mancanza di stile dell’assessora alla cultura per aver stipulato una convenzione con un’associazione di cui fanno parte una persona a lei affettivamente legata e il presidente della commissione consiliare cultura del Comune. Sottolinea inoltre che ad altri soggetti culturali (legati in questo caso ad un’altra assessora) siano stati riservati trattamenti in termini di entità e modalità di erogazione di finanziamenti più favorevoli di quelli riservati all’associazione Mirada.
Credo sarebbe assolutamente necessario a questo punto del dibattito riportare l’attenzione ed il ragionamento sul tema delle politiche culturali del Comune, sugli obbiettivi che una politica culturale deve avere, sui criteri di convenzionamento e di erogazione dei finanziamenti. Non è necessario buttar via tutto il sistema delle convenzioni perché potrebbe produrre discrezionalità e parzialità o conflitti di interesse. Credo che la discrezionalità sul merito sia necessaria come anche la possibilità per un Comune di decidere se un festival, un evento, un laboratorio rientra o meno nei suoi obbiettivi culturali Qualcuno oggi invoca gare pubbliche per la selezione dei soggetti culturali, ma qui non parliamo di gestione di servizi, ma di rapporti tra un ente pubblico e associazioni culturali con proprie caratteristiche e finalità che possono o meno rientrare in una politica culturale pubblica. E’ un terreno non facile, ma non è utile semplificare. Credo che le convenzioni con le associazioni culturali debbano essere inseriti in un quadro programmatorio pubblico trasparente perché il comune non è un mecenate che eroga contributi, ma lo spazio comune dei cittadini, debbano prevedere verifiche e monitoraggi nel merito , sul pubblico previsto, sulla disseminazione, sulla ricaduta sulla città in termini di fruizione ed innovazione, oltre che sull’utilizzo del contributo erogato. Non ci serve per ragionare in merito sapere , come ha comunicato il sindaco, che il Comune è convenzionato con 350 associazioni. Ci serve sapere quali sono gli obbiettivi e quale cultura si vuole promuovere, non confondendo il rapporto di collaborazione con associazioni che contribuiscono a disegnare la politica culturale della città , con il sostegno all’associazionismo diffuso.
Intanto il Festival Komikazen , dopo 11 edizioni, non si terrà più a Ravenna ma a Rimini e mi dispiace, ma ritengo anche che un Comune possa scegliere di non sostenere più un festival o di sostenerne un altro; credo sia importante però assumersi la responsabilità delle scelte e motivarle nel merito.