Il 21 marzo sarà la 21° Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Ogni amministrazione comunale, ora, ha l’obbligo morale di agire e non solo per commemorare. Ravenna in Comune è pronta per farlo.
Di: Massimo Manzoli
Da pochi giorni è uscita la relazione della “Direzione Nazionale Antimafia” 2014-2015.
Il quadro che emerge sulle istituzioni e società civile è allarmante. Nel descrivere le peculiarità del territorio emiliano-romagnolo nei confronti della presenza mafiosa, la Relazione della individua una regione «fino a qualche anno fa esempio di buona amministrazione» che «ha subito una profonda trasformazione e si presenta caratterizzata dai tratti tipici dei territori infestati dalla cultura mafiosa».
Quello che emerge chiaro e dirompente è il livello di radicamento nell’economia e nella cultura e tradizione emiliano-romagnola: “L’immissione nel circuito legale di denaro di provenienza illecita, il radicamento nel territorio di rappresentanti del sodalizio in giacca e cravatta e dotati di competenze professionali e manageriali, il sostegno di una parte della stampa locale, il colpevole silenzio delle istituzioni, preoccupate dalle conseguenze derivanti dalla diffusione di notizie sulle presenze mafiose nei territori amministrati, la forza di intimidazione propria del gruppo operante in Emilia, hanno determinato una vera e propria trasformazione sociale, e del tessuto economico ed imprenditoriale. Una alterazione delle regole del gioco, dei compensi, dei prezzi, della qualità dei servizi che si è tradotta in una vera e propria aggressione all’ordine democratico.”
La DNA sottolinea anche la sottovalutazione del problema di gran parte del tessuto associativo del territorio: “infatti, il silenzio e l’omertà anno caratterizzato l’atteggiamento della società civile rallentando il formarsi di una piena consapevolezza della reale dimensione del fenomeno e compromettendo e rendendo più complessa una tempestiva ed efficace azione di contrasto”.
Ravenna non è assolutamente immune da queste pratiche: segnalazioni di traffico di essere umani al porto, traffico di droga e armi dirette ai Paesi in guerra, traffico di rifiuti, infiltrazioni nel settore del gioco d’azzardo sono solo alcune delle attività che le mafie gestiscono nel nostro territorio. Tutto questo avviene da parecchio tempo come mostra questa cartina realizzata nel primo dossier dell’Università di Bologna del 2011. Una cartina all’epoca già “vecchia” come sottolineò Gaetano Saffioti, testimone di giustizia, in un incontro a Ravenna in quegli anni, perché raccontava “solo” fatti già noti e passati in giudicato.
Sono passati 6 anni da quella cartina, ora nessuno può più dire “non sapevo”, non può più rispondere “si, ma qui non è ancora arrivata” o addirittura “parlando di mafia si infanga la vocazione turistica del territorio”.