La dichiarazione della Corte Costituzionale con cui si ammette la richiesta di sottoporre a referendum la durata delle esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già concessi, rappresenta un importante successo per tutte le forze a difesa dell’ambiente e del bene pubblico.
Ricordiamo che la richiesta era stata avanzata da istituzioni pubbliche, ovvero i Consigli di 9 regioni italiane (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise), i quali si trovano quotidianamente ad affrontare i danni provocati dalle attività di estrazione e perforazione al largo delle nostre coste.
Non comprendiamo i timori espressi dalle forze di governo ravennati, che in diverse occasioni hanno sottolineato come il referendum in questione possa arrecare danni all’economia locale. In questi casi l’espressione della volontà popolare è sempre un valido indicatore per capire le tensioni che animano la società, migliorando le capacità di amministrare un territorio. Inoltre, come dimostrano i recenti inserimenti nel testo della Legge di Stabilità, le altre questioni sollevate dalle 9 regioni in tema di trivellazioni sono state recepite ed accolte dal Governo, che le ha fatte proprie decretandone la pubblica utilità.
L’accoglimento da parte del Governo ha infatti disinnescato la maggior parte dei sei quesiti originari proposti nel settembre dell’anno scorso, lasciandone solo uno: quello che riguarda, in sostanza, la durata delle autorizzazioni a perforare ed estrarre. Una durata che la legge estende a tutta la vita del giacimento ed è proprio questa la disposizione che si chiede di abrogare.
Infine non condividiamo l’impostazione che si sta delinenando sul tema occupazionale. Il numero dei lavoratori nel settore oil&gas cambia in continuazione, a seconda degli umori, delle stagioni o degli interessi di chi parla. Siamo stanchi di dati variabili, soprattutto per una situazione delicata che riguarda temi trasversali come la difesa dell’ambiente, lavoro e salute pubblica. A quale gioco giochiamo? Non è credibile che la questione dei posti di lavoro venga utilizzata come ricatto in determinati settori e che sia completamente tralasciata in altri. Vogliamo che il dibattito sulle trivellazioni mantenga un approccio più ampio e dignitoso, in grado di far dialogare tutti gli importanti aspetti che contiene.