Nei giorni scorsi è stata data dalle nostre autorità comunali, grande enfasi alla notizia dell’ accettazione della candidatura di Ravenna come “Città Europea dello Sport 2016”. Uno dei motivi per cui Ravenna ha visto accettare la sua candidatura sono proprio le “infrastrutture sportive modello”. La motivazione lascia abbastanza perplessi perché a fronte delle circa 430 società sportive che operano nel nostro territorio (un dato assolutamente positivo ) esiste un serio problema a livello di strutture sportive: uno stadio fatiscente, un campo scuola con una pista di atletica da rifare, un campo di atletica a Marina di Ravenna ridotto alla quasi totale inagibilità, un ippodromo da anni abbandonato nel centro della città, l’assenza di un palasport pubblico degno di questo nome.
L’ associazione che rilascia la certificazione di capitale o città europea capitale dello sport è ACES, una associazione privata “no profit” con sede a Bruxelles, riconosciuta dal Coni. Negli ultimi anni molte città italiane si sono cinte di questo ” alloro a pagamento “, Palermo, Rimini, Cremona, Biella, Varese, Viterbo, Alba, Chieri, Cesena, Jesi.Latina, Pescara, Parma, Trieste. Per candidarsi si deve pagare e si deve predisporre un apposito budget. La richiesta di candidatura implica quindi un pagamento e la sopportazione di costi fissi di cui nulla ancora si sa. Poca trasparenza, molto marketing mediatico. Per ora il Comune ha destinato a questa avventura circa 10.000 euro ma quale sarà il budget totale investito e a fronte di quali opere previste? Saranno realizzati solo eventi o anche investimenti strutturali?
E’ fondamentale far capire ai cittadini quali sono i reali benefici di questa nomina e a fronte di quali investimenti. Lo devono sapere i tifosi che sono costretti ad emigrare a Forlì per seguire la pallavolo, gli appassionati di calcio che devono seguire la squadra giallorossa in uno stadio fatiscente e pericoloso, gli amanti dell’atletica leggera che non possono più assistere a nessuna manifestazione per l’ assenza di campi adeguati.
Quale sarà il futuro di queste strutture dopo che sarà passato l’anno della “Capitale Europea dello Sport”?