Sembra non essersi ancora risolta la questione relativa all’accoglienza di ragazzi pakistani richiedenti asilo che, da più di un mese sono accampati sotto il portico dell’ ENGIM o nelle immediate vicinanze.
A fronte di uno sforzo crescente ma ancora poco coordinato del volontariato, che molto sta facendo in questi giorni, abbiamo la sensazione di un atteggiamento tendenzialmente rinunciatario da parte delle istituzioni. Sembrano sostenere che Ravenna ha “raggiunto il tetto massimo” di accoglienza possibile.
Ravenna in Comune non intende in nessun modo strumentalizzare una questione così delicata come quella dell’accoglienza. Siamo consapevoli dei molti sforzi fino ad ora tentati, delle cifre fino ad ora stanziate nel tentativo di prestare soccorso a chi necessità di accoglienza abitativa.
Riteniamo però, proprio per questa ragione, di non poter non sottolineare una evidenza: la necessità di fornire risposte concrete all’assenza di presidi di bassa soglia, generalmente intesi. Cioè quei presidi in grado di far fronte alle necessità umane primarie: mangiare, dormire e recuperare le forze per affrontare un rapido ritorno all’autonomia.
Queste persone sono in aumento, alcune di queste trovano soluzioni temporanee, altre riescono a rientrare nei pochi posti di accoglienza previsti dal piano freddo per qualche notte o ospiti di associazioni di volontariato che stanno rispondendo all’emergenza, ma fatto sta che, i portici sono ancora occupati.
I posti concordati dall’amministrazione per il piano freddo, fanno capo alle fisiologiche necessità della comunità e lo sforzo dell’amministrazione per liberare posti in strutture che avrebbero la funzione di prima accoglienza sembrano non essere sufficienti.
Le scatole cinesi in cui si resta imbrigliati a causa di questioni burocratiche, rendono impossibile fornire soluzioni in tempi rapidi.
Occorre quindi, ridefinire un piano di accoglienza in bassa soglia che dia respiro alla città, lavorando sulla microaccoglienza di comunità, nel tentativo di scongiurare assembramenti, i quali altro non fanno che, destare timori nella cittadinanza e rendere disumana la quotidianità di queste persone, costrette alla vita di strada.
E’ necessario, a nostro avviso, che cittadinanza ed Istituzioni reagiscano al tentativo di chi vorrebbe ritardi nell’accoglienza tali, da incoraggiare queste persone ad andare altrove. Ravenna deve affrontare la necessità di una strategia di bassa soglia pianificata, in modo che questi continui arrivi, non siano affrontati sul piano emergenziale ma possano essere assorbiti attraverso percorsi costituiti.