Prima di prendere decisioni che potrebbero condizionare il futuro di due località costiere come Marina di Ravenna e Porto Corsini, occorre utilizzare tutte le cautele possibili. Preservare la vocazione turistica delle due località è fuori da ogni discussione.
Indubbiamente sia le giunte Matteucci che quelle Mercatali hanno compiuto molti errori nel recente passato come dare il via libera alle speculazioni edilizie di Marinara e del porto turistico di Casal Borsetti. Senza dimenticare il totale annichilimento dell’attrattività turistica di Marina di Ravenna e l’operazione del terminale crociere che non ha portato i risultati sperati per il turismo della nostra città costringendo gli abitanti di Porto Corsini a sopportare il via vai di decine pullman che trasbordano i passeggeri verso altre mete, molte delle quali sono non sono nemmeno Ravenna. Fare ulteriori errori significherebbe affossare definitivamente ogni speranza di quel rilancio turistico che gli abitanti chiedono.
Se per risolvere le problematiche legate ai traffici portuali, importantissimi per l’economia di tutta la Romagna, si acuisse la crisi dell’industria turistica sarebbe un errore con conseguenze imprevedibili, non limitato alle sole due località confinanti con il porto. “Il turismo è per sempre” recita una nota pubblicità, e la natura stessa del nostro territorio ci offre occasioni che non possiamo far finta di non vedere e negare.
Alcune domande sono lecite, ma non abbiamo potuto porle al Presidente dell’Autorità Portuale in quanto il 5 novembre l’esposizione della nuova versione del “suo Progettone” era riservata ai consiglieri comunali.
- Per quanto concerne lo sviluppo dei traffici marittimi qual è il rapporto tra l’approfondimento dei fondali e la “vera” vocazione del nostro porto?
- Per quali delle merci oggi presenti nello scalo risulterebbe indispensabile l’attracco di navi di maggior pescaggio?
- E per quali nel futuro, non solo nel breve periodo, ma tra 10/15 anni in ragione delle prospettive del mercato globale e dei relativi traffici?
- A fronte di quale analisi costi/benefici si giustificano le variazioni nei fondali del porto radicalmente mutate tra la prima e l’ultima versione del progettone e, conseguentemente, i costi da sostenersi per conseguirle?
- E, ancora, è vero che se anche il progetto nell’ultima versione venisse realizzato, passerebbero molti anni senza nemmeno la possibilità di dar luogo all’ordinaria manutenzione dei fondali?
- E, sempre in relazione ai costi/benefici, che peso è stato dato all’incidenza dei lavori sulla vita degli abitanti di Marina di Ravenna e Porto Corsini?
E altre ancora meriterebbero risposta visto il lungo tempo trascorso ed il rischio che l’ultima soluzione “salvifica”, sempre più grande e sempre più impattante, rappresenti un costo insostenibile a livello economico e sociale, sia per i lavoratori del porto che per il benessere della città.
Ravenna in Comune ritiene indispensabile che cali il sipario sull’indegna rivisitazione del “Risveglio dei morti viventi” messa in scena dalla giunta Matteucci nelle ultime settimane e l’ancor più ridicolo giochino poliziotto buono/poliziotto cattivo interpretato dal duo sindaco/vicesindaco. Non è accettabile che il sindaco voti a favore delle casse a mare nel comitato portuale del 21 settembre e che il vicesindaco lo sconfessi nella commissione consigliare del 5 novembre, senza che né il primo né il secondo tragga la logica conseguenza di dare le dimissioni.
Chiediamo un urgente incontro con il Presidente dell’Autorità Portuale, che più volte si è detto disposto a discutere dei progetti del porto con quanti hanno a cuore il futuro scalo. Ravenna in Comune, nel candidarsi al governo del Comune di Ravenna, è convinta che sia indispensabile non disperdere il valore rappresentato dal porto che tanto è costato anche in termini di vite dei lavoratori impegnati a farlo funzionare ogni giorno. Tuttavia, sino a che non siano state adeguate risposte, non può che condividere la preoccupazione di molti cittadini nei confronti di opere portuali che potrebbero portare conseguenze difficilmente risanabili per tutto il territorio e per le genti che lo abitano.