Oggi de Pascale taglia l’immaginario nastro della ripubblicizzazione di Ortazzo e Ortazzino. O almeno questo è il racconto ufficiale. Dichiara ufficialmente il candidato sindaco Barattoni: “La notizia che l’area di Ortazzo-Ortazzino sia diventata di proprietà pubblica ci riempie di orgoglio. Questo storico risultato per la tutela ambientale e la valorizzazione del patrimonio naturalistico della nostra regione è stato possibile grazie alla determinazione e al lavoro di squadra tra Ente Parco, Regione e Comune di Ravenna. Con questa acquisizione è stata portata a termine la volontà di tutela pubblica che, grazie alle Amministrazioni di centrosinistra succedutesi alla guida del Comune di Ravenna, ha evitato che quell’area diventasse oggetto di speculazioni”. Ma è tutt’oro quello che, dipinto con una vernice dorata di marca scadente, vien fatto luccicare? Cosa non torna nelle celebrazioni?
È evidente che da parte delle Amministrazioni tutte sia mancata sin dall’inizio la volontà di rendere partecipe la collettività di quanto si stava per verificare. Se non fosse stato per Italia Nostra nulla si sarebbe saputo delle ripetute vendite a privati. Tanti passaggi in questa vicenda sono rimasti nell’ombra. E non basta dire oggi che “Grazie ad accordo extra-giudiziale recentemente raggiunto tra la privata Miura Re spa (precedentemente proprietaria degli oltre 400 ettari dell’oasi) e il Parco del Delta del Po, è stata possibile l’acquisizione da parte dell’Ente del sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale a garanzia della sua tutela ambientale e valorizzazione del patrimonio naturalistico che racchiude”. Non basta per diversi motivi.
Intanto perché non è stata chiarita la ragione di acquisire solo oggi e ad un prezzo superiore a quello dell’originaria vendita tra privati quanto si sarebbe potuto acquisire sin dall’inizio. Se la controparte privata ci guadagna allora quella pubblica ci perde. E se quest’ultima accetta condizioni meno favorevoli allora la propria posizione nel giudizio instaurato non doveva essere così forte.
E poi c’è la zona C che manca all’appello. Compresa nell’originaria vendita è rimasta in mano ad un privato che ragiona in termini di valorizzazione (ovvero sfruttamento economico) per un’area che si sarebbe dovuta invece tutelare. Perché non è ancora giunto a conclusione l’iter per farle godere di una protezione di maggior grado? Perché le Amministrazioni hanno preferito snobbare il percorso che avrebbe portato all’effettiva acquisizione al Demanio dello Stato dell’intero Ortazzo e Ortazzino come da apposite indicazioni di ISPRA? Eccetera eccetera.
Tutto ciò, a differenza del candidato sindaco piddino, non “ci riempie di orgoglio”. Lo abbiamo visto verificarsi da fuori, ossia nell’impossibilità di agire dall’interno del Palazzo. La promessa di Ravenna in Comune è quella di vigilare sul seguito di questa vicenda dall’interno di Palazzo Merlato. Per questo abbiamo bisogno del voto della cittadinanza. O almeno di quella parte che, come noi, non si fida per niente di PD & soci.
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L’oasi dell’Ortazzo-Ortazzino diventa pubblica. La Regione: “Un risultato storico per la tutela ambientale”