In Palestina è ripresa la carneficina. L’esercito israeliano ha rotto la tregua che aveva sottoscritto con Hamas e che già più volte aveva infranto ed ha ripreso il genocidio. Cosa riguarda questo fatto con il nostro piccolo mondo lontano da quei luoghi? Per qualcuno si tratta di argomenti di cui non discutere perché non ci riguarderebbero da vicino. Non è così. Se Israele sentisse la pressione del genere umano, se la comunità internazionale spingesse quello Stato colonialista e razzista fuori dalle Nazioni Unite, se venisse decretato l’embargo rispetto alle armi che vengono continuamente trasferite dall’estero a quell’esercito, se si interrompessero i progetti di cooperazione, le relazioni commerciali, i rapporti istituzionali con lo Stato sionista, allora anche Israele dovrebbe fermarsi. Non parliamo di una grande potenza né di una quota significativa della razza umana: sono cittadini israeliani 7 milioni di persone, cioè molti meno degli abitanti della Lombardia. E non vanno confusi con la comunità ebraica internazionale nonostante gli sforzi del governo Netanyahu, contro cui pende un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale, per identificare giudaismo e Israele. Però il danno che stanno causando è infinitamente superiore al peso che nel mondo rivestono gli Israeliani solo perché si sentono liberi di agire senza nessun freno per quanto inumano possa essere l’atto compiuto. Non tutti gli Israeliani, ovviamente. Le generalizzazioni sono sempre scorrette per qualunque popolo. Ci riferiamo a chi non si oppone alle politiche di Benjamin Netanyahu ed anzi ne sostiene le efferatezze.
Dunque è importante, anzi fondamentale, perché il genocidio abbia fine e perché prevalga in Israele quella parte di popolazione che non si riconosce nello Stato sionista, che ad ogni livello delle Istituzioni si faccia sentire la voce della popolazione del mondo contro la ripresa dei bombardamenti, contro il blocco dell’ingresso di ogni cosa a Gaza, contro le violenze perpetrate in tutta la Palestina, contro la perdurante occupazione israeliana più volte condannata dalle Nazioni Unite, contro l’apartheid in vigore in Israele ed a sostegno della causa palestinese. Anche a Ravenna.
A Ravenna l’Amministrazione guidata dal PD, sorretta da una maggioranza di centrosinistra ed appoggiata dal centrodestra si è distinta per un unico atto: ha issato la bandiera di Israele a Palazzo Merlato contravvenendo le norme di esposizione di quei vessilli che, invece, interpreta in maniera restrittiva quando si tratta di vessilli della pace. Niente, nemmeno un cenno, è stato espresso durante questi lunghi mesi di stragi che ricordasse cosa stava avvenendo in Palestina. A parte la cancellazione di una immagine della bandiera palestinese in un campetto sportivo.
In Palestina non è in corso una guerra: non ci sono due eserciti che si fronteggiano, come in territorio ucraino e russo. C’è un solo esercito dotato di ogni arma letale, compresa quella atomica. E questo esercito ha l’obiettivo di annientare la vita di ogni palestinese in Palestina. Ed lo sta portando avanti con ogni possibile efferatezza.
Ravenna in Comune chiede a tutte le forze politiche, indipendentemente dal candidato che abbiano deciso di sostenere per il ruolo di sindaco o sindaca nell’appena iniziata campagna elettorale, di esprimere pubblica riprovazione verso quanto di disumano stanno compiendo gli Israeliani in Palestina. La stessa richiesta la rivolgiamo ai sindacati, alle associazioni datoriali, alle organizzazioni studentesche, alle associazioni di volontariato e a tutte le cittadine e i cittadini. Non lo chiediamo noi. È la Costituzione Italiana che ha tra i propri principi fondamentali la pace e la giustizia fra le Nazioni a pretenderlo.
Ravenna in Comune chiede la ripresa degli aiuti internazionali e l’immediato rilascio di tutti i prigionieri e la consegna di tutti i corpi dei deceduti alle loro famiglie. Palestinesi e Israeliani. Chiediamo anche l’attuazione completa delle decisioni delle Nazioni Unite perché sia operativo il diritto delle palestinesi e dei palestinesi a vivere liberamente in una Palestina internazionalmente riconosciuta e indipendente.
In una parola vogliamo la pace. Per tutte e tutti in quelle terre. L’unica pace possibile. Quella giusta indicata dalla nostra Costituzione. Ora. Subito.
[nell’immagine: il portavoce di Ravenna in Comune al presidio organizzato lo scorso anno dagli universitari internazionali in occasione del primo anniversario dal 7 ottobre]
#RavennainComune #Ravenna #Palestina #Israele #pace #guerra
_________________________
Netanyahu Wants Endless War in Gaza. But Most Israelis Don’t Want to Fight Anymore
As Israel awakened to the serious possibility of renewed full-scale war in Gaza, will Israelis rally around these plans? Not if recent polls are to be believed. But public opinion and protests have not been enough to break the war machine – or bring down the government
<
p data-test=”articleHeaderSubtitle”>Fonte: Haaretz del 18 marzo 2025