LA DEMOCRAZIA VIVE ATTRAVERSO DI NOI

Oggi è a Ravenna la nave umanitaria Humanity 1 della ong SOS Humanity. Ha fatto 1.600 chilometri di viaggio con 71 persone a bordo salvate da un gommone senza nemmeno i giubbetti di salvataggio dopo l’allarme lanciato da Alarm Phone attorno alla mezzanotte dello scorso 24 febbraio. Da allora si sono dovuti dirigere verso il porto indicato loro dalle autorità italiane nell’intento sadico di rendere difficile il lavoro di chi opera sulle unità di salvataggio. L’equazione meno imbarcazioni di salvataggio uguale meno migrazioni è falsa. Dozzine di indagini condotte dalla magistratura italiana hanno dimostrato che i viaggi non sono condizionati dalla presenza di navi di salvataggio. Se queste mancano, semplicemente, aumentano i morti.

Dal 2014 si contano oltre 31mila morti nel Mediterraneo durante i tentativi di raggiungere i Paesi europei via mare. SOS Humanity ha chiesto per 5 volte alle autorità italiane un porto più vicino a causa delle condizioni dei sopravvissuti a bordo di Humanity 1, tra cui vi sono 20 minori e diverse donne, che viaggiano tutte da sole, una con un bambino di 5 anni. Alcuni sopravvissuti soffrono di infezioni polmonari. Molti soffrono per ferite, ustioni da carburante e le torture subite in Libia di cui mostrano segni visibili.

L’Assessore Paglia sottolinea che «Ravenna è terra accogliente e solidale» ed il suo capo, de Pascale, si sbrodola in autoelogi: «Ravenna come sempre è pronta a fare la propria parte con professionalità, umanità e organizzazione. È l’unico anello di una catena che funziona. Ci battiamo perché i flussi migratori si affrontano solo con umanità e con grande serietà e organizzazione». Peccato che non sia vero. Anche oggi tutto verrà condotto in assenza di una stabile organizzazione dell’accoglienza. Questa nave attraccherà alla Fabbrica Vecchia, come era avvenuto anche nel precedente arrivo, mentre altre volte sono state dirottate verso banchine commerciali o al terminal passeggeri. Una volta sbarcati l’accoglienza medica e di polizia li fa girovagare tra Pala de André, circolo Canottieri alla Standiana ed altre ancora li fa rimanere sulla banchina di sbarco. Il tutto per non saper gestire un numero ridicolo di persone, come detto sofferenti, in un porto che vanta la capacità di accogliere 2/300.000 croceristi all’anno? Perché invece non ammettere che, come fa il Governo con la condanna ad un lungo viaggio, anche l’Amministrazione locale di centrosinistra di Bologna e Ravenna fa quel che può per rendere precaria la vita dei migranti?

«Demokratie lebt durch uns!» dichiara il portavoce politico di SOS Humanity, Mirka Schäfer: «La democrazia vive attraverso di noi!».

Ravenna in Comune è pienamente consapevole della complessità di quello che viene sbrigativamente chiamato “fenomeno migratorio”. Un’enorme speculazione, economica e politica, si nutre del sangue chi intraprende un viaggio terribile. La speculazione inizia nel Paese di partenza, continua in quelli di transito e prosegue in quelli di arrivo. Vi è un diffuso interesse a che questo meccanismo si perpetui nella forma attuale. Non si può pensare di risolverlo a Ravenna. Tuttavia non si può nemmeno mantenere in atto quella che è una forma di complicità nel rodato strumento di sfruttamento internazionale. No. Ravenna non è «l’unico anello di una catena che funziona». È solo un altro anello dell’attuale catena della schiavitù.

Siano comunque benvenute e benvenuti le salvate e i salvati della Humanity 1.

[nell’immagine: il salvataggio dei migranti giunti oggi a Ravenna]

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In arrivo la nave Humanity con 70 migranti a bordo: previsto lo sbarco a Fabbrica Vecchia

Fonte: Ravenna Today del 27 febbraio 2025

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