Gli affari sono sporchi, molto sporchi, affari. Affari di gas. Soldi. Tanti. Puzzolenti. Pericolosi. E qualcuno, forse molti, sicuramente troppi, potrebbe morire per questo.
È arrivato a Ravenna il mostro di nome “BW SINGAPORE” che qualcuno chiama invece “uno step fondamentale per la diversificazione delle forniture e la sicurezza energetica del Paese”. Talmente fondamentale che il Ministro della sicurezza energetica se ne terrà ben lontano. Come lontano è il tempo, invece, in cui correva a benedire l’arrivo di quell’altro mostro “GOLAR TUNDRA”, ora benedetto “ITALIS LNG”, a Piombino. Allora, e sono passati solo 2 anni, il ministro Pichetto Fratin parlava di “grande opportunità”. Ora, senza pudore, tutto è spazzato via. Lo “step fondamentale” è tale solo per gli sporchi affari dei seguaci della divinità a sei zampe. Per il ministro è chiaro che «finita la guerra si tornerà a comprare il gas russo». E la guerra sta finendo perché lo ha deciso chi l’ha iniziata. La scena del presidente statunitense che umilia lo scaduto presidente ucraino e con lui la ridicola macchina da guerra europea è chiarissima per chi è capace di non distogliere lo sguardo. La guerra è finita perché chi l’ha iniziata non la alimenta più. Punto.
Questo non significa che i pericoli siano cessati. Ravenna si è portata in casa il mostro proprio nei giorni in cui una petroliera ha mancato l’affondamento per puro miracolo. Due esplosioni, di cui nessun giornale parla, con la magistratura che si gira dall’altra parte ed i servizi segreti pure, hanno squarciato una petroliera nel porto di Savona. Se accadesse lo stesso ad una metaniera intenta a scaricarsi dei propri peccati al confessionale della BW SINGAPORE sarebbe la fine del nostro piccolo mondo. O di buona parte di quello. La storia l’abbiamo già raccontata molte volte con le parole di uno che non faceva giri di parole. Piero Angela:
«Una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura, contiene un potenziale energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e rovesciare in mare il gas liquefatto, potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici. Il gas freddissimo, a contatto con l’acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube. Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più densa dell’aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l’aria. Una miscela fra il 5 e il 15 percento di metano con l’aria è esplosiva. Il resto è facilmente immaginabile. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall’esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in “piccole dosi”, dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell’arco di 80 anni. Si tratta di uno scenario assolutamente improbabile, ma non impossibile».
Cosa ci vuole per rendere possibile l’Apocalisse? Ad esempio un atto di terrorismo che fa seguito agli sforzi disperati di non affondare di un Paese a cui è stata strappata una generazione in una guerra da cui aveva solo da perdere e a cui adesso Trump dice «Ti abbiamo dato il potere di essere un duro. O fai un accordo o siamo fuori. Il presidente Zelensky non è pronto per la pace. Può tornare quando è pronto per la pace».
A soli 8 chilometri di distanza dalle spiagge che tra qualche mese vorremmo affollate di turisti è appena attraccato «lo scenario da incubo finale» che terrorizzava Angela: «Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche».
La Seajewel danneggiata a Savona non è l’unica ad aver subito danni negli ultimi mesi. Da gennaio a oggi sono altre tre le imbarcazioni che hanno avuto danneggiamenti sospetti. Tra queste ci sono la Koala e la Grace Ferrum. E poi la Seacharme, anch’essa a Savona in questi giorni. A Livorno il rigassificatore lo hanno messo a più di 20 chilometri di distanza a seguito del procedimento voluto dalla legge Seveso per evitare i grandi rischi industriali. A Ravenna il procedimento della Seveso non si è fatto e tutto si trova a pochissimi chilometri da riva. Dove altri siti esplosivi attendono l’effetto domino.
La pace in Ucraina è vicina ma qualcuno, forse molti, sicuramente troppi, potrebbe morire per questo. A Ravenna, non in Ucraina, dove nessuno dei partiti che siede in Consiglio Comunale, compresi quelli che senza vergogna fingevano di protestare domenica a Marina di Ravenna, ha osato opporsi. Ravenna in Comune, fuori dal Consiglio Comunale, si è opposta e continua a farlo. È indispensabile che la rappresentanza di chi si preoccupa per ciò di cui nessuno si preoccupa torni a sedersi fra i banchi di Palazzo Merlato. Speriamo di essere ancora in tempo.
#RavennainComune #Ravenna #Seveso #rigassificatore
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Il rigassificatore a Ravenna, Snam: “Contributo decisivo per la sicurezza energetica del Paese”