Ieri un altro lavoratore non è tornato a casa dal lavoro, finendo invece al Bufalini. Si è fatto male durante il lavoro, dunque non sono state rispettate le norme che avrebbero dovuto impedirlo. La causa specifica è stata una caduta da tre metri di altezza mentre era sopra una scala. Le cadute in ambiente lavorativo non sono una rarità: le cadute dall’alto (33%) e la caduta di oggetti (15,7%) costituiscono quasi la metà delle cause di morte di lavoratrici e lavoratori. Lo dicono i dati del Rapporto 2024 dell’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia-Romagna, a cura del Coordinamento Salute e Sicurezza e dei Dipartimenti Politiche Contrattuali e Politiche del Lavoro della CGIL Emilia Romagna.
Il cantiere da dove il lavoratore è stato portato via con l’elimedica non è un cantiere qualunque. Si tratta del cantiere di un’opera pubblica, quello della nuova scuola elementare di Ponte Nuovo. Il ferimento in modo grave di un lavoratore per il venir meno delle norme di sicurezza in un cantiere pubblico è una vergogna nella vergogna che porta a farci alcune domande.
Quanti lavoratori subiscono infortuni nei cantieri pubblici delle pubbliche amministrazioni locali?
Quali sono le cause di tali infortuni?
È nota la situazione degli infortuni per singola impresa coinvolta negli appalti delle pubbliche amministrazioni locali nei dieci anni precedenti l’inizio dei lavori pubblici?
È nota la situazione delle violazioni in materia di sicurezza e contrattuali per singola impresa coinvolta negli appalti delle pubbliche amministrazioni locali nei dieci anni precedenti l’inizio dei lavori pubblici?
Quante verifiche hanno interessato le imprese impegnate nei lavori pubblici nel Comune di Ravenna nell’ultimo decennio?
Quali sono le risultanze di tali accertamenti?
I dati di cui sopra consentono di ricavare in che misura il ruolo dell’impresa nell’ambito della catena dell’appalto incida sul verificarsi degli infortuni?
A queste e ad altre domande di questo genere avrebbe dovuto dare risposta l’Osservatorio per la legalità e la sicurezza del lavoro che Ravenna in Comune ottenne grazie al voto positivo del Consiglio Comunale nel 2019. L’Osservatorio è stato trasferito, di nome, presso la Prefettura e poi sepolto sotto un cumulo di chiacchiere. Ad oggi nessuna informazione è stata data sulla sua eventuale attivazione e sull’eventuale produttività di uno strumento evidentemente ritenuto scomodo. Per chi? Non certo per le lavoratrici ed i lavoratori! Perché né de Pascale né l’attuale facente funzione Sbaraglia hanno adempiuto all’obbligo posto su di loro dal Consiglio Comunale (maggioranza inclusa, ovviamente)? Cosa pensano della sua attuazione i candidati sindaci ad oggi individuati dalle forze politiche alle prossime elezioni comunali?
Ravenna in Comune ritiene inaccettabile che non vi sia alcuna differenza tra l’insicurezza di un cantiere per un’opera privata e quella di un cantiere di committenza pubblica e, soprattutto, che nessuno lo consideri un vergognoso scandalo. Se la pubblica amministrazione non si preoccupa delle condizioni di lavoro nella realizzazione delle opere che appalta, se non si interessa al trattamento economico e normativo delle lavoratrici e dei lavoratori che vi operano, se guarda da un’altra parte quando l’infortunio, ovvero la punta dell’iceberg delle criticità lavorative, si manifesta, a cosa serve?
Ravenna in Comune reputa compito indifferibile della pubblica amministrazione quello di essere all’avanguardia rispetto alle condizioni di lavoratrici e lavoratori e alla loro sicurezza. Invece ad oggi è la pubblica amministrazione ad andare a rimorchio del padrone privato: l’aspetto economico è prevalente rispetto alla qualità delle vite dei lavoratori. Invitiamo lavoratrici e lavoratori a non dimenticarsi dei loro interessi quando si recheranno alle urne questa primavera.
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Ravenna, caduta di tre metri di un operaio al cantiere della scuola: trasportato in elimedica al “Bufalini” di Cesena