PORTO IN VENDITA – LETTERA APERTA ALL’ASSESSORA RANDI

Gent.ma Assessora,

apprendiamo dalla stampa che il porto sta per perdere l’unico terminal portuale interamente pubblico dello scalo ravennate. Come noto, infatti, tutto il porto di Ravenna è stato consapevolmente realizzato con lo scopo di escluderne la proprietà statale. Ad oggi solo le banchine, e così continuerà ad essere sino a eventuale modifica della legislazione vigente che ne impedisce la proprietà privata anche a Ravenna, sono tutelate dal finire tra i beni compravendibili. Al di là della sottile fascia delle banchine demaniali si estendono piazzali, depositi, capannoni, tutti rigorosamente privati. È il solo caso in Italia in cui lo Stato, tramite le autorità portuali o altre proprie emanazioni, non è titolare di beni portuali e quindi non può esercitare il controllo sull’interezza delle attività che vengono esercitate nei porti. Fa (faceva?) eccezione il terminal traghetti in Largo Trattaroli, dove l’Autorità Portuale può (poteva?) contare oltre che su una banchina di circa mezzo chilometro, anche su una stazione marittima di 450 mq e su due piazzali rispettivamente di 50.000 e 52.546 mq., attraverso la società Traghetti & Crociere (T&C) al 100% dell’AdSP ravennate. Ora anche l’unico terminal ravennate in cui la totalità delle operazioni portuali (carico, scarico, trasbordo, movimentazione e deposito delle merci – art. 16 L.84/1994) è sottoposta al controllo dell’Ente Porto (come avviene normalmente in qualunque porto italiano) sta per finire in mano privata. Il gruppo Grimaldi, che già è stato autorizzato ad operare sulla banchina e a cui sono state affittate da T&C le aree retrostanti, ha presentato richiesta di acquisto della società. «La proprietà privata delle aree retrostanti le banchine – spiega il presidente dell’Autorità portuale Daniele Rossi – è una peculiarità di tutto il porto di Ravenna ed è la formula che ha garantito nel tempo investimenti e occupazione. Inoltre, questa operazione ci consente di recuperare risorse fondamentali per completare gli investimenti nello scalo». Così è stato dichiarato.

La sottrazione del controllo pubblico su gran parte delle attività svolte nei porti comporta importanti conseguenze. La Legge dei Porti (L.84/1994) limita il rilascio di autorizzazioni all’esercizio delle operazioni portuali ai soli soggetti in grado di fornire precise garanzie in termini di sicurezza del lavoro portuale. Lavoratrici e lavoratori portuali hanno diritto a condizioni lavorative, anche sotto il profilo economico, uniformi in base ad un identico contratto di lavoro, il CCNL dei lavoratori dei porti. La stessa legge 84 vieta o limita, a seconda dei casi, l’appalto e il subappalto delle attività ed il ricorso a forme di impiego di lavoratrici e lavoratori diverse dalla diretta assunzione. Ci sono precisi limiti che impediscono la concorrenza sfrenata tra le imprese portuali autorizzate. La Compagnia Portuale ha il monopolio del lavoro portuale quando questo non è direttamente effettuato da chi è stato assunto dalle imprese portuali. Per quanto limitata dalle modifiche introdotte a suo tempo dal PD, lavoratrici e lavoratori hanno ancora la possibilità di far sentire la propria voce tramite i sindacati nell’Organismo di Partenariato della Risorsa Mare. Queste ed altre ulteriori misure di tutela e salvaguardia sono però previste solo per il demanio portuale.

La vicenda di Traghetti & Crociere non è l’unico caso di vendita del porto, per quanto sia l’unico in cui è coinvolto un soggetto totalmente pubblico. Come Le abbiamo già ricordato: «Pezzo a pezzo il porto viene ceduto e lo si celebra come se fosse un gran risultato. Così leggiamo di “crescita e sviluppo” quando, dopo la S.F.A.C.S. della famiglia Bezzi, il gruppo veneziano S.M.C. di Santi si è mangiato anche la Casadei & Ghinassi: due storici attori portuali locali passati di mano. Così come la ginevrina MSC di Aponte si è mangiata la Seaways, sempre di Bezzi, e i rimorchiatori SERS un tempo della famiglia Vitiello. La Nadep Ovest di Ravaioli è finita in mano ai cinesi di Ferretti (Weichai Group), come pure un bel pezzo di Rosetti Marino. Il fondo americano Davidson Kempner ha rilevato le proprietà portuali della famiglia Poggiali: Setramar, Lloyd Ravenna, Soco, quote in Eurodocks e le società di spedizione Setrasped e Marisped. Itelyum, un grosso gruppo specializzato nel settore oli esausti controllato da un fondo londinese, si è comprato i due insediamenti di Secomar e Ambiente Mare, dalla famiglia ravennate dei Cirilli». 

La cessione di Traghetti & Crociere avrebbe potuto essere evitata e, comunque, se si fossero prima doverosamente acquisiti al demanio marittimo i piazzali e la stazione marittima, si sarebbe mantenuto l’unico controllo pubblico sull’interezza di un terminal portuale. Lo stesso terminal dove trovò la morte un ragazzo, di 22 anni appena, al suo primo giorno di lavoro, Luca Vertullo, il 1° settembre 2006. Immaginiamo che la notizia del bando d’asta da parte dell’Autorità Portuale Le sia stata anticipata dall’AdSP-MACS. Del resto il Comitato di Gestione dell’Ente Porto avrà dovuto esprimersi sul punto ed il rappresentante del Comune di Ravenna che vi siede avrà da Lei preso indicazioni prima del voto (anche se di ciò non vi è traccia nella delibera citata dalla stampa). Di tutto ciò ed anche di una preventiva comunicazione da parte Sua alla competente Commissione Consiliare e al Consiglio Comunale non abbiamo avuto notizia. Come Ravenna in Comune Le domandiamo dunque perché verrà venduto un prezioso bene portuale, che già avrebbe dovuto diventare demaniale e dunque incedibile, con le negative conseguenze sopra evidenziate. Confidiamo che rivolgerLe queste domande tramite lettera aperta indirizzata anche agli organi di stampa La indurrà almeno questa volta a rispondere. E di ciò anticipatamente La ringraziamo, ferma restando la profonda contrarietà che esprimiamo, anche a nome della cittadinanza, rispetto ad un’operazione che, riteniamo, porterà vantaggi unicamente al privato.

Ravenna in Comune

[nell’immagine: il terminal dell’Autorità Portuale dal sito di Traghetti & Crociere]

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L’economia del mare. L’autorità portuale vende il terminal traghetti

Fonte: il Resto del Carlino del 14 febbraio 2025

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