PORTO: NON E’ TUTTO ROSE E FIORI

C’è una parola che a Ravenna non si può pronunciare a meno di aggiungere qualcosa di entusiastico. Tipo “continua l’espansione”, “futuro luminoso”, “ottimi risultati”, “eccezionale performance”, e così via. Quella parola è “porto”. E poco importa che l’entusiasmo si fondi o meno su dati oggettivi, è fondamentale che traspaia, altrimenti, banalmente, si viene oscurati.

Ravenna in Comune non ha le qualità attoriali per recitare il ruolo della mosca cocchiera, per cui facciamo solo quel che sappiamo fare: segnalare le criticità dove queste ci sono anche quando vengono nascoste perché dà fastidio a qualcuno. E anche se la narrativa dominante è che durante la permanenza di de Pascale in Comune (e di Rossi in Autorità Portuale) il porto di Ravenna abbia raggiunto il top, ci atteniamo ai dati reali invece di unirci agli spacciatori di fake news. Dovremmo forse raccontare che, mentre alla fine della presidenza Di Marco il porto andava a rotoli, la conclusione del mandato di de Pascale e Rossi fa vedere le stelle? Lo faremmo se fosse vero. Poiché così non è, ci ostiniamo a raccontare una storia diversa in cui al momento il finale è ancora da scrivere e non vi sono certezze che sia lieto (Ravenna in Comune, “Porto: stallo storico”). Tuttavia, anche se ben documentato, il nostro racconto, come detto, viene oscurato. L’Autorità Portuale titola spensieratamente che “il porto di Ravenna inizia l’anno con un aumento dei traffici del 13%” e tutti i media rilanciano senza altro aggiungere. Solo Ravenna in Comune spiega come si tratti di dati provvisori e, soprattutto, tutt’altro che entusiasmanti: “Pur in assenza di dati definitivi, disponibili solo in marzo, viene infatti ottimisticamente già previsto un confronto positivo con il gennaio 2024 (+12,9%), nemmeno lontanamente in grado di recuperare le enormi perdite registrate il primo mese dello scorso anno rispetto al gennaio 2023 (-19,3%)”.

I media sono così strafelici di amplificare i peana dell’Autorità Portuale sui risultati raggiunti (“Daniele Rossi, Presidente AP: in 8 anni abbiamo cambiato la storia del porto di Ravenna”), da non trovare spazio per qualche dato inconfutabile da noi prodotto: “i valori espressi attualmente dal porto sono gli stessi che venivano registrati al termine della presidenza Di Marco (cessato nel marzo 2016). Il biennio 2023/2024, infatti, cumula una movimentazione di 51.058.758 tonnellate. Nel biennio 2015/2016 ne aveva movimento poco meno: 50.703.769 tonnellate”. E ancora: “Continuando a confrontare la fine della presidenza Rossi con quella di Di Marco, scopriamo che nel biennio 2023/2024 la movimentazione di contenitori si è fermata a 418.757 TEUs contro i 479.324 TEUs del biennio 2015/2016”.

Peggio ancora quando si guarda agli “investimenti”. Pezzo a pezzo il porto viene ceduto e lo si celebra come se fosse un gran risultato. Così leggiamo di “crescita e sviluppo” quando, dopo la S.F.A.C.S. della famiglia Bezzi, il gruppo veneziano S.M.C. di Santi si è mangiato anche la Casadei & Ghinassi: due storici attori portuali locali passati di mano. Così come la ginevrina MSC di Aponte si è mangiata la Seaways, sempre di Bezzi, e i rimorchiatori SERS un tempo della famiglia Vitiello. La Nadep Ovest di Ravaioli è finita in mano ai cinesi di Ferretti (Weichai Group), come pure un bel pezzo di Rosetti Marino. Il fondo americano Davidson Kempner ha rilevato le proprietà portuali della famiglia Poggiali: Setramar, Lloyd Ravenna, Soco, quote in Eurodocks e le società di spedizione Setrasped e Marisped. Itelyum, un grosso gruppo specializzato nel settore oli esausti controllato da un fondo londinese, si è comprato i due insediamenti di Secomar e Ambiente Mare, dalla famiglia ravennate dei Cirilli. Concludiamo l’elenco con Grimaldi che ha sostituito la Traghetti & Crociere (100% dell’Ente Porto), ma sappiamo bene di non aver completato il quadro: era solo per dare un’idea della millantata “crescita e sviluppo”!

Dulcis in fundo sta la celebrazione della “anticipata conclusione dei lavori” da nessuno messa in dubbio nonostante, come abbiamo osato far presente, sia ancora mancante, “per considerare raggiunto l’obiettivo della conclusione dei lavori, l’adeguamento della cosiddetta ordinanza accosti della Capitaneria di Porto, nella quale vengono individuate le dimensioni massime delle navi ed i relativi pescaggi in relazione alla possibilità di accostare alle singole banchine (distinguendo tra condizioni di marea e di navigazione diurna/notturna). Ora accade che nessun aumento di tali dimensioni/pescaggi sia intervenuto rispetto alle condizioni stabilite precedentemente lo svolgimento dei citati lavori. Non solo, con ordinanza 162/2024 del 17 ottobre 2024, la Capitaneria di Porto, citando «le comunicazioni datate 11.10.2024 con la quale l’Autorità di Sistema Portuale di Ravenna ha comunicato ai terminalisti interessati la presenza di possibili problematiche riguardanti i fondali» ha ridotto «il pescaggio massimo delle navi in entrata ed uscita nel/dal porto di Ravenna, destinati ai terminal elencati nell’allegato». Ora, finalmente, anche i dragaggi sotto banchina si stanno svolgendo e confidiamo che, prima o poi, si avrà un collaudo ed un aggiornamento dell’ordinanza accosti. Prima o poi. Quanto poi, rispetto alle celebrate conclusioni dei mesi scorsi, resta da vedere…

Invece di riferire cose serie si distrae il pubblico raccontando mezze panzane sulle dogane (che a dar retta a politici e giornali sarebbero state prossime a chiudere i battenti) e sulla zona logistica semplificata (presentata dalle stesse fonti con l’ingiustificata enfasi che avrebbe meritato solo l’istituzione di un vero “porto franco”). Come Ravenna in Comune continuiamo a seguire con occhio attento le condizioni del più importante volano economico, assieme all’adiacente distretto industriale, della nostra comunità. E a raccontarla giusta, per chi vuole ascoltarla…

[nell’immagine: il porto storico nella darsena di città]

#RavennainComune #Ravenna #porto

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Ravenna, Casadei &Ghinassi acquistati dalla casa di spedizioni Sagem

Fonte: Setteserequi del 26 gennaio 2025

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