CHIMICA: ENI LA VUOLE MORTA

Ravenna in Comune parla spesso di ENI. Male. Non per questo è contro ENI. Ci opponiamo, questo è vero, a ciò che ENI è diventata. Mattei, che l’ha creata, diceva cose come queste: «Il fatto coloniale non è solo politico: è anche, e soprattutto, economico. Esiste una condizione coloniale quando manca un minimo d’infrastruttura industriale per la trasformazione delle materie prime». Ora ENI ha spostato tutti i suoi interessi sul solo obiettivo di far soldi. La finanziarizzazione ha sostituito la produzione. Lo dichiara tranquillamente l’AD di Versalis (controllata di ENI), Adriano Alfani mentre uccide gli impianti di trasformazione (cracking) di Brindisi, Priolo e Ragusa: «Le filiere a valle dalla chimica di base non avranno ripercussioni perché l’etilene a prezzi molto più vantaggiosi sono disponibili in grande quantità e in diverse aree geografiche del mondo, Stati Uniti e Medio Oriente, a un costo di produzione inferiore fino a 3/4 volte. Sostituendo il make con il buy si riuscirà a essere più competitivi anche sulle filiere a valle».

A Ravenna alla produzione di Versalis è indispensabile quella chimica di base che si intende dismettere in Puglia e Sicilia. Si racconta, da parte di ENI, che grazie a questa dismissione si farebbe un consistente passo in avanti nella decarbonizzazione. L’affermazione non tiene conto del fatto che l’acquisto di etilene e butadiene extra UE non avrebbe altro effetto che delocalizzare le emissioni di CO2 che, in quanto volatile, non ridurrebbe in alcun modo il problema dell’immissione in atmosfera dei gas climalteranti. È vero invece che si realizzerebbe nell’immediato una temporanea riduzione dei costi sostenuti per l’acquisto delle energie utilizzate per la produzione della chimica di base in dismissione. Peccato che sino all’altro giorno ENI stesse sviluppando il progetto di elettrificazione della produzione che avrebbe in questo modo, effettivamente, ridotto i quantitativi di CO2, invece di limitarsi ad allontanare il luogo di emissione.  

Correttamente FILCTEM-CGIL ricorda «che, tra diretti e indotto, nei siti di Brindisi, Priolo e Ragusa sono coinvolte oltre 20 mila persone, e che a cascata sono in bilico tutti gli altri stabilimenti di Versalis e delle aziende con cui condividono il ‘condominio industriale’ a Ferrara, Ravenna, Mantova, Porto Marghera e Porto Torres». ENI esclude conseguenze. Dichiara Alfani: «Già oggi gli impianti Versalis di Ferrara, Ravenna e Mantova vengono riforniti via nave (Ravenna) o via pipe tramite Porto Marghera, che viene rifornita sempre via nave, a seguito della fermata del cracking a Porto Marghera nel maggio 2022. Stiamo già intensamente lavorando per contrattualizzare più fornitori globali, di Paesi diversi, per l’import di materie prime, con contratti pluriennali competitivi e affidabili. E stiamo anche provvedendo a un importante potenziamento degli asset di logistica». Ed anzi promette «la realizzazione di nuovi impianti industriali coerenti con la transizione energetica e la decarbonizzazione dei vari siti industriali, nell’ambito della chimica bio, circolare e di specialità ma anche della bioraffinazione e per la produzione di accumulatori stazionari di energia elettrica». Si tratta di promesse che possono essere rivoltate come un calzino in un attimo. Basti pensare che le relazioni di ENI dello scorso anno ribadivano l’essenzialità e l’efficienza degli impianti che oggi si stanno chiudendo. Basti pensare che quello che è lamentato come costo energetico degli impianti è di fatto un enorme ricavo per la stessa ENI che quella stessa energia commercializza e che si è fatta le budella d’oro con la speculazione sul rialzo dei prezzi.

Ravenna in Comune si domanda perché questa situazione che mette a rischio la possibilità stessa di uno sviluppo industriale in Italia e a Ravenna non interessi la politica ravennate. Parliamo di un mondo, quello del petrolchimico, che tanto ha rappresentato e rappresenta per la nostra comunità, sia per ciò che ha portato che per quanto ha tolto, ma che comunque esiste e vale lavoro e reddito per migliaia di persone tra direttamente occupati e cosiddetto “indotto”. Troppe volte le promesse di una trasformazione si sono rivelate un deserto di impianti arrugginiti solo per aver creduto ad un comunicato o ad un’intervista senza altra garanzia del religioso affidamento. Ravenna in Comune chiede a tutte le forze politiche di alzare lo sguardo, tenuto normalmente basso quando si parla di ENI, e di farne uno dei temi principali di questa campagna elettorale partita in sordina. Non vogliamo pensare che l’abituale soggezione del centrosinistra ai desiderata del cane a sei zampe e l’approvazione del governo di centrodestra ai piani di ENI facciano passare in secondo piano l’interesse della nostra comunità. Ricordiamo che nella campagna elettorale del 2016 il tema era quello della vendita di Versalis e, quindi, dell’impianto di Ravenna ad un fondo estero. Si temeva per le conseguenze di una abdicazione alla finanziarizzazione. Si temevano dismissioni e licenziamenti. Non è cambiato poi molto da allora. Solo che mentre all’epoca c’erano le manifestazioni in piazza oggi prevale la rassegnazione in attesa dell’inevitabile macellazione. Non è la nostra politica. Ravenna in Comune sa ben distinguere tra un bilancio con tanti utili da distribuire a pochi e l’utile per le tante e i tanti che ogni giorno contano sul reddito da lavoro invece che sulla rendita finanziaria. Per Ravenna in Comune il futuro del petrolchimico di Ravenna è di primo interesse oggi come lo era al momento della nostra fondazione. Siamo favorevoli ad una transizione alla chimica verde, non alla rinuncia ad uno dei pilastri della nostra economia.

#RavennainComune #Ravenna #eni #versalis

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Eni-Versalis, chiusure in Puglia e Sicilia fanno tremare anche Ravenna. Cgil: “Non è transizione ma dismissione

Fonte: Ravenna Today del 23 gennaio 2025

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Petrolchimico, ecco i piani Versalis

Fonte: il Resto del Carlino del 5 febbraio 2025

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