Una identica cifra esprime i risultati economici 2024 nei rapporti appena diffusi dalla Camera di Commercio e dall’Autorità Portuale. Il “numeretto” è vicino allo zero: 0,2% per l’esattezza. Nel caso del Rapporto dell’economia della CCIAA Ferrara e Ravenna rappresenta il valore aggiunto stimato per l’anno 2024 riassuntivo degli andamenti settoriali di Industria, Costruzioni e Servizi. Per quanto invece concerne il rapporto sui traffici del porto dell’AdSP-MACS si tratta dello scostamento tra le movimentazioni complessive del 2024 rispetto all’anno precedente. Benché rappresentino risultanze percentuali tra loro molto diverse, esprimono bene la situazione di sostanziale stallo in cui si trova l’economia ravennate. Il rapporto della Camera di Commercio rivela che non c’è da attendersi un miglioramento per l’anno 2025 (la previsione è che si confermi lo stesso risultato). Il report dell’Ente porto, invece, non azzarda nessuna previsione complessiva per quest’anno, arrestando lo sguardo al solo mese di gennaio già trascorso. Pur in assenza di dati definitivi, disponibili solo in marzo, viene infatti ottimisticamente già previsto un confronto positivo con il gennaio 2024 (+12,9%), nemmeno lontanamente in grado di recuperare le enormi perdite registrate il primo mese dello scorso anno rispetto al gennaio 2023 (-19,3%). Per il resto si dice che “A causa dell’incerto quadro geopolitico globale, che impone di aggiornare continuamente la situazione causa continui sviluppi e mancanza di stabilità, non è semplice immaginare quale futuro attenda l’area del Mediterraneo e, di conseguenza, quale ruolo potranno giocare nel nuovo contesto i porti affacciati sul Mare Nostrum”. Eppure Rossi, il Presidente AP in uscita, vede tutto in rosa e fiorellini: “Il Porto di Ravenna avrà un futuro luminoso, ormai la strada è tracciata”.
Per comprendere la reale situazione del porto di Ravenna è forse allora utile prendere in considerazione le serie storiche. Se si esclude l’anno a sé del 2020, quello della crisi pandemica per intenderci, i valori espressi attualmente dal porto sono gli stessi che venivano registrati al termine della presidenza Di Marco (cessato nel marzo 2016). Il biennio 2023/2024, infatti, cumula una movimentazione di 51.058.758 tonnellate. Nel biennio 2015/2016 ne aveva movimento poco meno: 50.703.769 tonnellate. Si comprendono poco dunque i trionfalistici comunicati di questa fine presidenza Rossi (“Daniele Rossi, Presidente AP: in 8 anni abbiamo cambiato la storia del porto di Ravenna”). Ancora peggio se si confronta il biennio appena trascorso con quello immediatamente precedente (2022/2021) in cui la movimentazione cumulata era arrivata a 54.491.959 tonnellate. Prima del nuovo arretramento. Si sono perse dunque (per sempre?) 3 milioni e mezzo di tonnellate. E a cosa serve allora il chilometro di banchine nuove di trinca destinate ad un nuovo terminal container per sostituire quello attuale che ha ancora ampie capacità non utilizzate? Continuando a confrontare la fine della presidenza Rossi con quella di Di Marco, scopriamo che nel biennio 2023/2024 la movimentazione di contenitori si è fermata a 418.757 TEUs contro i 479.324 TEUs del biennio 2015/2016. È andata molto diversamente nel porto concorrente di Trieste dove, effettivamente, gli ultimi “8 anni hanno cambiato la storia del porto”. Nel biennio 2015/2016, infatti, a Trieste si movimentavano 987.721 TEUs e nel biennio 2023/2024 si è arrivati a 1.694.062 TEUs! Andrebbe poi ricordato che nell’ormai lontano 1995, quando i numeri di Ravenna non erano così distanti da quelli attuali, il nostro scalo movimentava 193.374 TEUs ma Trieste non andava oltre i 150.013 TEUs. Un bel balzo in avanti dunque, ma solo per Trieste. Eppure sul porto di Ravenna sono state convogliate enormi risorse (pubbliche), così quantificate da Rossi: “Per l’hub 450 milioni e altri 160 milioni per le banchine e altri 70 milioni per altri interventi”. Viene da chiedersi se la storia per Ravenna vada avanti oppure all’indietro…
Per completare la panoramica dobbiamo tornare a quanto scrivevamo poco prima di Natale (Ravenna in Comune 23/12/2024: “Porto: i lavori sono veramente finiti?”):
“I lavori si sono veramente conclusi per quanto riguarda l’approfondimento dei fondali a -12,50 metri sul livello medio mare davanti alle banchine portuali?
Interviste, premi, discorsi e tagli di nastro si accumulano. Ma, dall’altra parte, le dichiarazioni di alcuni grandi operatori portuali e, soprattutto, recenti disposizioni dell’autorità marittima, mettono in dubbio il raggiungimento del risultato. Citiamo da una recente intervista (Elena Nencini, “Ravenna, Vitiello: «Aspettiamo i lavori in banchina. Cereali strategici per l’hub»”, Setteserequi, 13 Dicembre 2024) a Riccardo Vitiello (amministratore delegato di Docks Cereali):
Domanda: «L’anno scorso aveva dichiarato che era necessario avere i fondali a -12.5 m. per essere competitivi. Adesso che ci sono cosa ne pensa?»;
Risposta: «Aspettiamo l’adeguamento e il rifacimento delle banchine (che peraltro sono state recentemente declassate dalla Capitaneria di porto a -10.20-10.50). Se i -12.50m sono solo in mezzo al Candiano le navi in arrivo non possono attraccare. Per il momento è inutile per noi e per buona parte degli operatori».
In effetti, più ancora di qualunque taglio di nastro, fa testo per considerare raggiunto l’obiettivo della conclusione dei lavori l’adeguamento della cosiddetta ordinanza accosti della Capitaneria di Porto, nella quale vengono individuate le dimensioni massime delle navi ed i relativi pescaggi in relazione alla possibilità di accostare alle singole banchine (distinguendo tra condizioni di marea e di navigazione diurna/notturna). Ora accade che nessun aumento di tali dimensioni/pescaggi sia intervenuto rispetto alle condizioni stabilite precedentemente lo svolgimento dei citati lavori. Non solo, con ordinanza 162/2024 del 17 ottobre 2024, la Capitaneria di Porto, citando «le comunicazioni datate 11.10.2024 con la quale l’Autorità di Sistema Portuale di Ravenna ha comunicato ai terminalisti interessati la presenza di possibili problematiche riguardanti i fondali» ha ridotto «il pescaggio massimo delle navi in entrata ed uscita nel/dal porto di Ravenna, destinati ai terminal elencati nell’allegato». Questi sono:
Alma Petroli, Terminal Nord, Marcegaglia (Bitte 1-13), Yara lato mare, Yara lato Ravenna, Sapir Sezione 7-10, Sapir (16,17), TCR (Bitte 11-29), Docks Cereali ex Cap, Docks Cereali (bitte 8–15), Eurodocks”.
Come si vede, tra le banchine per cui “la storia sembra essersi fermata” abbiamo anche TCR, il terminal container appunto. Con l’occasione come Ravenna in Comune avevamo posto una domanda che ritenevamo urgente.
“Domandiamo all’Assessora al Porto Annagiulia Randi di rispondere ad una domanda semplice:
«Quando vi saranno le condizioni perché da parte della Capitaneria di Porto venga emanata un’ordinanza che permetta l’attracco alle banchine del porto di un naviglio di dimensioni/pescaggio maggiori di quanto già consentito prima dell’inizio dei lavori di quel “progettone” che ora da lei stessa viene dichiarato concluso?»”.
Ci risulta che l’Assessora sia molto interessata a rivestire un ruolo importante nel futuro dell’Autorità Portuale dopo l’uscita di Rossi ma, ad oggi, non altrettanto interesse ha dimostrato nel cercare di dare una risposta alla nostra semplice domanda.
Forse, nonostante le mancate risposte istituzionali, a Ravenna in Comune è riuscito lo stesso, con queste righe, di far capire cosa ci sia dietro una condizione di stallo contrabbandata per un buon risultato. Anzi “un risultato storico” che, di storico, ha solo lo stallo…
#RavennainComune #Ravenna #porto #economia
__________________________
Crescita debole (+0,2%) e incertezze per il 2025: la Camera di Commercio fotografa l’economia ravennate
Fonte: Ravenna Today del 4 febbraio 2025
Il porto conferma il trend positivo di fine 2024: traffici aumentati a gennaio del 13%