Prendiamo spunto dal report di Legambiente (”Mal’Aria di città 2025”) per fare il punto sulla qualità dell’aria ravennate. Come ampiamente prevedibile a Ravenna bisognerebbe imparare a smettere di respirare per godere di miglior salute. Purtroppo non è possibile e non consola il “mal comune mezzo gaudio”. I dati relativi al 2024 sulle polveri sottili rivelano che in Emilia-Romagna la maggioranza dei capoluoghi (5 su 9) ha sforato il massimo “consentito” (35) di giornate all’anno superando il limite giornaliero di PM10 (50 µg/m3). Assieme a Modena, Piacenza, Rimini e Ferrara c’è anche Ravenna con 37 giornate in cui la stazione di rilevamento di Via Zalamella ha suonato l’allarme. Guardando invece la media annuale della concentrazione di polveri sottili, nessuna città in Regione lo scorso anno ha superato i limiti attualmente vigore (40 microgrammi per metrocubi). Ma se si considerassero i limiti inseriti nella nuova direttiva Ue (in vigore dal 2030) che per il PM10 fissa la concentrazione media a 20 microgrammi, solo Forlì rispetterebbe il parametro. Ravenna da qui a cinque anni dovrà ridurre le polveri sottili del 17% per rimanere entro la percentuale consentita. Se non cambierà l’approccio si tratta di una classica “mission impossible”!
Se questi sono i valori cittadini, va detto che in area industriale va molto peggio. La centralina di San Vitale ha superato di quasi il 100% il massimo “consentito” di giornate all’anno con 69 sforamenti al 31 dicembre 2024. Dunque, quando si lavora si respira molto peggio che quando si sta a casa propria. Ma questo non è una sorpresa… Quest’anno, poi, sia in area cittadina che portuale abbiamo già accumulato, rispettivamente, 3 e 5 giornate con valori superiori ai 50 µg/m3 di PM10. Le polveri sottili sono direttamente correlate ai tumori delle vie respiratorie. Per ogni incremento di 10 µg/m3 di PM10 il rischio di cancro del polmone aumenta del 22%, un incremento che arriva al 51% se si considerano solo gli adenocarcinomi. Ogni anno in Emilia-Romagna più di 3.200 uomini e donne vengono colpiti da tumore polmonare. In totale i nuovi casi per anno in tutta Italia ammontano a più di 44mila e la probabilità di sopravvivenza a cinque anni si attesta al 16% negli uomini e al 23% nelle donne. Ravenna è tra le prime 100 città europee per morti per smog (89esimo posto). I dati ISTAT più recenti (2021) per le cause di morte nel nostro territorio (provincia di Ravenna) danno il numero di 421 decessi dovuti a malattie del sistema respiratorio in un solo anno. A questi si devono aggiungere le 297 morti nel 2021 per tumore a faringe e laringe, trachea, bronchi e polmoni. E si tratta di dati sottostimati perché, ricordiamocelo, nel 2021 in caso di decesso di paziente positivo al Covid 19 prevaleva quella motivazione nell’attribuzione della causa del decesso (638 morti nell’anno). E tutto questo è indipendente dal superamento dei fatidici 50 µg/m3 di PM10 per giorno: si sono infatti registrati incrementi dei casi di tumore al polmone in gruppi di controllo comunque esposti a questo tipo di inquinamento, benché non venissero superati i limiti massimi di legge.
Si capisce dunque perché, per quanto riguarda il PM10, l’OMS individui, come limite di esposizione media annuale, il valore prudenziale di 15 µg/m³. E stendiamo un velo pietoso sul PM 2,5 per il quale ad oggi in Italia manca un limite massimo di sforamenti annuale (l’OMS invece individua come limite di esposizione media annuale il valore di 5 µg/m³). La stazione urbana di Via Zalamella non li prende nemmeno in considerazione…
Come Ravenna in Comune avevamo promesso di portare l’attenzione sul problema salute correlato alla qualità dell’aria (o meglio al livello dei suoi inquinanti) durante la campagna elettorale e teniamo fede all’impegno. A non aver tenuto fede alle promesse di migliorarla, invece, è stata la Giunta di centrosinistra che se ne è bellamente fregata per tutto il tempo trascorso dalle ultime elezioni. Ma non dobbiamo preoccuparci: sicuramente il PD rinnoverà la promessa in prossimità dell’apertura delle urne di primavera. Per poi dimenticarsene prontamente ad urne chiuse. Come sempre fa. Sta all’elettorato ricordarsene e la frequente presenza di un conoscente venuto meno anticipatamente per queste cause, purtroppo, è un promemoria di cui tutte e tutti avremmo voluto volentieri fare a meno.
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Qualità dell’aria: bene Forlì, male Rimini