Il tre febbraio di nove anni fa i resti torturati di un ragazzo di nome Giulio, scomparso il 25 gennaio precedente a Il Cairo, furono ritrovati in Egitto. Dopo innumerevoli ostacoli, depistaggi, prese in giro operati dalle Istituzioni egiziane ai massimi livelli, in questi giorni è riuscito ad iniziare un processo per l’accertamento dei fatti che hanno portato al delitto e la condanna di chi materialmente lo ha compiuto. Nessun imputato invece figura né tra le Autorità italiane che all’epoca non compirono quanto avrebbe potuto salvarlo né tra quelle egiziane da considerarsi come mandanti dell’omicidio. Non sono presenti nemmeno i quattro imputati, cioè i membri dei servizi segreti egiziani non consegnati alla Giustizia italiana e anzi nascosti dalle autorità egiziane.
Fuori dall’ufficio del Sindaco di Ravenna è stato apposto un ritratto di Giulio Regeni, realizzato a mosaico da Anna Agati, una delle candidate di Ravenna in Comune alle elezioni comunali del 2016. Vi si legge l’appello: «Verità per Giulio Regeni». Il giorno dell’inaugurazione, l’allora Sindaco Michele de Pascale, prese un impegno, a nome del nostro Comune, nei confronti della comunità e dei genitori di Giulio: «Dobbiamo cercare la verità non solo per Giulio, ma anche per tutti noi, perché la verità è lo strumento attraverso il quale si può cercare di cambiare il mondo».
Anche Tarek El Molla, ministro del Petrolio egiziano (dal 2015), l’anno dopo l’assassinio di Giulio, intervenendo a Ravenna all’OMC 2017, l’incontro internazionale della lobby del fossile organizzato da ENI, assunse un impegno: «L’Egitto non mollerà sulla vicenda Regeni finché il caso non sarà risolto. L’attenzione del Governo egiziano sul caso Regeni è al livello massimo. Posso confermare che sono stati fatti grandi progressi con la collaborazione tra la procura italiana e l’Egitto. Stanno lavorando bene insieme. Egitto e Italia sono amici da anni e continuerà così. Diamo valore a questo rapporto, faremo ciò che serve per risolvere la situazione». L’impegno di El Molla, del Governo e del Presidente egiziano, il dittatore Abdel Fattah al-Sisi (al potere dal colpo di Stato del 2013), della magistratura egiziana e delle altre istituzioni egiziane, come detto, è andato nella direzione opposta al dichiarato.
Da allora come Ravenna in Comune abbiamo insistito perché il Sindaco onorasse l’impegno assunto. Desse il segnale di quanto sia importante per la nostra comunità quanto aveva dichiarato disertando tutte le edizioni dell’OMC alle quali avesse partecipato un rappresentante del Governo egiziano. Nulla di ciò è accaduto. De Pascale ha partecipato a tutte le successive edizioni dell’OMC intervenendo come Sindaco di Ravenna ed incontrando El Molla in tutte le occasioni senza mai dire nulla che potesse turbare quegli importantissimi rapporti con l’Egitto a cui ENI, il vero padrone di Ravenna e delle Istituzioni ravegnane, tiene moltissimo.
Lo scorso anno de Pascale ha cessato di essere Sindaco di Ravenna e Tarek El Molla di essere Ministro del Petrolio egiziano. Il nuovo Sindaco facente funzioni, Fabio Sbaraglia, ed il nuovo Ministro egiziano, Karim Badawi, sono previsti entrambi all’inaugurazione dell’edizione 2025 dell’OMC il prossimo 8 aprile. Ravenna in Comune invita ufficialmente chi rappresenta Ravenna a non macchiare ulteriormente la dignità del nostro Comune partecipando alla’inaugurazione dell’OMC a cui pure è previsto partecipare il nuovo Ministro egiziano. Nessuna scusa è accettabile. I genitori di Giulio Regeni riposero fiducia nell’impegno delle Istituzioni ravennati e ringraziarono il Comune di Ravenna e l’Accademia di Belle Arti di Ravenna per il sostegno ricevuto nella richiesta di verità e giustizia per Giulio. Se tale fiducia è stata mal riposta, abbia la dignità chi, nostro malgrado, rappresenta Ravenna di disporre la rimozione di un mosaico che non corrisponde minimamente al sentire istituzionale. Verità per Giulio Regeni!
[nell’immagine: a sx de Pascale ed El Molla che inaugurano l’OMC; a dx de Pascale che si impegna a Verità e Giustizia per Giulio Regeni]
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