27 GENNAIO: MAI PIU’ GENOCIDI

«La memoria non ha senso se non ci aiuta a leggere il presente per anticipare il futuro». È un’ottima frase per tirar fuori dalla scatola della retorica la celebrazione del 27 gennaio, attualizzando il passato cristallizzato alla data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa Sovietica. L’ha pronunciata Victor Fadlun, manager del settore immobiliare, da un anno e mezzo presidente della Comunità ebraica di Roma. Purtroppo l’interpretazione che ne dà Fadlun ci allontana dalla comprensione di quanto avviene in Palestina tanto quanto ci avvicina all’inaccettabile punto di vista autocentrato di ogni sionista: «Con il 7 ottobre lo spaventoso riemergere dell’antisemitismo, che era latente e non è quindi stato mai debellato, cambia inevitabilmente il senso del giorno della memoria. L’essenza della Shoah, che è la volontà di sterminio del popolo d’Israele, è sotto gli occhi di tutti. La liberazione dei campi di concentramento, non è stata la fine dell’antisemitismo: lo ha chiaramente dimostrato il 7 ottobre, ancora di più ciò che ne è seguito in tutto il mondo contro gli ebrei». E infatti Fadlun è sionista, la biografia ufficiale riportata sulla pagina istituzionale della Comunità ebraica di Roma ricorda la sua adesione al movimento giovanile Bnei Akivà che propugna il sionismo e da cui proviene gran parte dell’estrema destra al Governo di Israele.

In questa visione il genocidio storicamente perpetrato nei confronti degli ebrei dimentica quello delle popolazioni romaní (Rom, Sinti, Manush, Kalé e altre): Shoah esclude Porrajmos. Così come cancella quello di omosessuali, disabili e comunisti. Eppure l’articolo 2 della Legge 211/2000, che ha istituito il Giorno della Memoria, le assegna il compito di organizzare «cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere». Appunto, «la memoria non ha senso se non ci aiuta a leggere il presente per anticipare il futuro». E in questo presente, che prepara il futuro, il genocidio è quello perpetrato nei confronti dei palestinesi da parte dei sionisti israeliani. Un presente che si propone da tempo se è vero che Primo Levi, ebreo, sopravvissuto a Auschwitz, trent’anni fa proclamava con voce ferma che «urgente è bloccare i nuovi insediamenti ebraici nei territori occupati. Dopo di che va cautamente ma decisamente perseguito il ritiro dalla Cisgiordania e da Gaza». Ha impiegato trent’anni da allora la Corte di Giustizia Internazionale ma alla fine è arrivata alla stessa conclusione: «Lo Stato di Israele ha l’obbligo di porre fine alla sua presenza illegale nei Territori palestinesi occupati il più rapidamente possibile, di cessare immediatamente tutte le nuove attività di insediamento, di evacuare tutti i coloni e di risarcire i danni arrecati».

«La memoria non ha senso se non ci aiuta a leggere il presente per anticipare il futuro». Celebriamo dunque il 27 gennaio e ringraziamo le studentesse e gli studenti che oggi, anche a Ravenna, nelle scuole di ogni ordine e grado, organizzano cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti posti in essere da nazisti e fascisti sino al 1945 e di riflessione su quanto accaduto successivamente ad opera dei sionisti israeliani.

#RavennainComune #Ravenna #27gennaio

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Giornata della memoria per non dimenticare la Shoah: tutte le iniziative nel Ravennate

Fonte: Ravenna Today del 21 gennaio 2025

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