TREGUA NON E’ PACE – COSE FUORI DAL COMUNE

Oggi entra in vigore la tregua tra Israele e Hamas che hanno approvato un testo con un titolo lungo a sufficienza per prendere le distanze da una vera pace: “Procedure e meccanismi pratici per attuare l’accordo per lo scambio di ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi e il ritorno a una calma sostenibile che porterebbe a un cessate il fuoco permanente tra le due parti”. Ci auguriamo che, effettivamente, Israele la smetta con la violenza almeno per i 42 giorni concordati ma la sua ininterrotta consuetudine con la disapplicazione delle intese raggiunte ci nega in minimo di fiducia indispensabile per ritenere che questa volta andrà diversamente. Dopo tutto in Libano Israele sta continuando a violare gli impegni assunti.

In ogni caso, se anche la tregua tenesse, sarebbe solo fino alla prossima ripresa delle violenze. Netanyahu ha promesso di ricominciare i massacri se la fase successiva dei colloqui, che dovrebbe condurre ad una prolungata conclusione dei combattimenti, fallisse. Ma sia gli Israeliani che i Palestinesi sanno che, comunque, è solo questione di tempo prima che le violenze riprendano. Il sogno sionista è quello di un grande Stato confessionale ebraico senza Palestinesi che, per il tempo occorrente a conseguirlo, vede comunque la continuazione con le pratiche colonialiste e razziste di prevaricazione dei Palestinesi sin qui attuate anche durante i periodi di cosiddetta “pace”. Il sogno palestinese è quello di autodeterminarsi come popolo su uno Stato dove gli Israeliani non abbiano voce in capitolo. Poiché la terra su cui Israele sogna di realizzare la promessa biblica di Eretz Israel comprende quella stessa Palestina riconosciuta come Stato dall’Assemblea delle Nazioni Unite, il conflitto non può terminare.

Quello che ci ha insegnato questa fase, estremamente feroce, in cui Israele ha portato a nuovi livelli di efferatezza il genocidio palestinese, è prendere atto della incapacità della specie umana di rendere operative le istituzioni che, in linea teorica, dovrebbero impedire quanto accaduto. Se l’accordo che Biden aveva presentato il 31 maggio 2024 è stato ora accettato dal Governo israeliano lo si deve esclusivamente alla decisione di Trump di imporre la sua immediata sottoscrizione. Chi paga le armi con cui Israele ha ucciso un numero compreso tra i poco meno di 50mila accertati ufficialmente dal Governo di Hamas ed i 100mila ricalcolati dalla più importante rivista scientifica al mondo, The Lancet, poteva mettere fine in qualunque momento alla mattanza. Solo ora gli Stati Uniti, per bocca di Steve Witkoff, emissario del nuovo Presidente, hanno fatto quanto Antony Blinken, l’inviato dell’uscente Presidente, aveva sempre evitato di imporre. Tutti i passaggi formali intervenuti davanti alle Nazioni Unite non si sono mai nemmeno lontanamente avvicinati a questo risultato. E a nulla sono servite le azioni avanti le varie corti internazionali. Se non a rendere immediatamente evidente, a chi ha tenuto occhi e orecchie aperti, il cosiddetto doppio standard applicato in questi lunghi mesi dai Paesi soggetti al cosiddetto Egemone, ovvero gli Stati Uniti, tra cui l’Europa e l’Italia.

Così, solo pochi giorni fa, è stata data garanzia a Netanyahu, colpito da mandato di arresto internazionale spiccato dalla Corte penale internazionale per i crimini di cui è accusato riguardo gli eccidi compiuti a Gaza, che l’Italia non rispetterà l’obbligo di arresto derivante dall’adesione del nostro Paese allo Statuto di Roma che ha istituito la CPI. Nel nostro Paese, come in gran parte di quelli occidentali, vengono represse le manifestazioni di sostegno alla Palestina, viene negato il genocidio in atto, viene equiparato l’antisionismo all’antisemitismo, non viene riconosciuto il diritto della Palestina ad avere uno Stato, vengono continuate le esportazioni di armi verso Israele, vengono proseguiti gli accordi con Israele. Lo sterminio di massa, gli atti di terrorismo, la soppressione della libertà di stampa e degli stessi giornalisti, la distruzione del sistema sanitario, di quello sanitario, delle abitazioni, delle fonti di sussistenza palestinesi, le torture e le violenze, l’uso di armamenti proibiti dalle convenzioni internazionali, tutto questo ed altro ancora viene scambiato per un presunto diritto di Israele all’autodifesa. Gli atti compiuti dai Palestinesi per resistere alle violenze israeliane sono tutti equiparati a terrorismo. Così le persone sequestrate da Hamas sono ostaggi mentre quelle sequestrate da Israele sono prigionieri; così di ogni soldato ucciso israeliano la stampa riporta l’umanità lasciata in famiglia mentre le sue vittime è come se non fossero mai esistite; così ogni atto di violenza palestinese nelle città israeliane è diffusamente illustrato quando invece nulla è riferito delle violenze dei coloni sulle comunità palestinesi o dell’esercito a Gaza o in Cisgiordania, ecc. ecc.

Recita il fondamentale articolo 11 della nostra Costituzione che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Nessun parlamentare, uomo o donna che sia, pare ricordarsene, ma è annoverato tra i “principi fondamentali” su cui dovrebbe reggersi la nostra Repubblica. Eppure le Nazioni Unite sono state ampiamente trascurate a favore degli Stati Uniti. Quanto all’articolo 1, laddove prevede che “la sovranità appartiene al popolo”, andrebbe corretto in appartiene agli Stati Uniti, al cui volere ogni Istituzione repubblicana è lieta di chinarsi.

Il giorno di oggi dovrebbe essere lieto. Come Ravenna in Comune auspichiamo che lo sia veramente, ma tutto questo ci ricorda e spiega perché non apre ad un futuro di pace.

[Nell’immagine: copertina di Al Mayadeen]

#RavennainComune #Ravenna #Israele #Palestina #pace #Costituzione

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Qatar announces Gaza ceasefire comes into effect 8:30 am Sunday

Fonte: Al Mayadeen del 18 gennaio 2025

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