Come il PD nazionale, anche quello locale ha una particolare predisposizione per l’antica arte di annunciare una cosa e realizzare l’opposto. Un buon esempio è l’intensa ripetizione del vocabolo “pace” che, però, è declinato in tutte le possibili salse come invito alla guerra. Basta pensare al voto sia in sede di parlamento europeo che di quello italiano a favore della consegna di armamenti a stati esteri in pieno contrasto con l’articolo 11 della nostra Costituzione. Un altro esempio è dato dall’avvoltolarsi nella bandiera della tutela del patrimonio arboreo, anzi, del suo sviluppo, quando in concreto il PD ravennate promuove l’abbattimento degli alberi e, non bastasse, l’eradicazione dal suolo urbano del suo storico simbolo: il pino.
Alla luce di questo atteggiamento non dovrebbe stupire che quando il PD si proclama paladino dello “stop al consumo di suolo” contemporaneamente ogni sua azione vada letta in senso opposto. Non dovrebbe stupire quanto meno in base all’ultimo rapporto nazionale sul consumo di suolo dove il comune di Ravenna risulta quello che in tutta la Regione ha impermeabilizzato più territorio in un solo anno, ma è anche ai vertici della classifica nazionale dei territori con più di 100mila abitanti.
Grazie a questa politica il Comune di Ravenna, a differenza di Bologna, Modena e Reggio Emilia, non ha ancora il Piano Urbanistico Generale previsto dalla Disciplina Regionale sulla Tutela e l’Uso del Territorio, ossia la Legge dell’Emilia Romagna 21 dicembre 2017 n.24. L’Amministrazione si è aggrappata a tutte le proroghe consentite da Bonaccini per mantenere in vigore la strumentazione urbanistica precedente, il PRG 2003. Ogni sotterfugio possibile per continuare a garantire la possibilità di cementificare secondo le vecchie regole è stato colto, tutte le volte portando in Consiglio Comunale i provvedimenti autorizzativi con il finto rammarico di esservi stata costretta. Ed ora che non è più possibile è stato ricominciato da capo il percorso ed il PUG assunto nel 2022 è stato riassunto a fine 2024 subito prima della decadenza di de Pascale e si potranno di nuovo presentare osservazioni fino al 17 febbraio prossimo. Seguiranno controdeduzioni dell’Amministrazione e, dopo il passaggio in Commissione, l’adozione da parte del Consiglio Comunale. Non questo ma quello che uscirà dalle prossime elezioni di primavera.
Dal momento dell’adozione avrà effetto la normativa di salvaguardia prevista dall’articolo 27 della legge regionale che impedisce all’Amministrazione di autorizzare interventi in contrasto con quanto previsto dal PUG anche prima che questo entri in vigore. È un obbligo della legge. Ma se l’Amministrazione a guida PD fosse in buona fede quando straparla di evitare il consumo di suolo, avrebbe ben potuto anticipare gli effetti delle clausole di salvaguardia già al momento di assunzione del PUG da parte della Giunta il 14 gennaio 2022. Come dice la legge: “L’amministrazione procedente può disporre che gli effetti della salvaguardia siano prodotti sin dalla assunzione della proposta di piano”. Se ne è ben guardata, naturalmente. Non è avvenuto nemmeno con la riassunzione, naturalmente. “L’assunzione della presente proposta di Piano non comporta l’entrata in vigore del regime di salvaguardia di cui all’art. 27 della L.R. n. 24/2017” è espressamente scritto in entrambe le delibere, caso mai si fosse dubitato.
L’assessora Del Conte ai capri espiatori, pardon all’urbanistica, ha ammesso che si vuole lasciare continuare a costruire tutto il possibile fino all’ultimo momento utile secondo le vecchie regole che avrebbero dovute essere pensionate nell’ormai lontano 2017. L’entrata in vigore della normativa di salvaguardia “avrebbe portato al rischio di blocco dell’operatività di cui il settore edilizio ha bisogno”, secondo le sue parole. Quella “operatività” che ha portato ai record di consumo di suolo, alle cementificazioni senza eguali ed alle conseguenze devastanti delle alluvioni con l’acqua che non aveva alcun posto dove fermarsi prima di incontrare e mangiarsi uomini e abitazioni. O c’è qualcuno che crede veramente alla storiella delle nutrie?
Ravenna in Comune continuerà a ripetere durante tutta la campagna elettorale, come abbiamo fatto fin dall’approvazione della LR. 24/2017, che quella del voler bloccare il consumo di suolo è una panzana del PD. Il PD vuole che il consumo prosegua come e più di prima, mentre de Pascale si accinge a modificare in peggio la già carente norma voluta da Bonaccini. Noi siamo stufe e stufi di vedere nel nostro territorio spuntare case e casette, che si aggiungono alle 30mila vuote già esistenti a Ravenna, nuovi centri commerciali, nuovi uffici destinati a restare inutilizzati, ecc. ecc. Siamo stufe e stufi di vedere le case invase dai fiumi d’acqua che non sanno dove altrimenti riversarsi. Siamo stufe e stufi che ancora adesso provino fino all’ultimo respiro ed all’ultima goccia di cemento ad autorizzare tutte le impermeabilizzazioni possibili ed anche quelle impossibili. Siamo stufe e stufi di tutto questo e non vediamo l’ora che arrivi il momento delle elezioni per esprimerlo nell’unico modo che il PD è in grado di comprendere: con il voto!
[nell’immagine: si scrive consumo di suolo e si legge il disastro dell’alluvione]
#RavennainComune #Ravenna #cementificazione
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Federica Del Conte spiega il PUG: consumo di suolo zero e rigenerazione urbana, così Ravenna può adattarsi ai cambiamenti climatici