Dopo una lunga intensa vita il 13 agosto è morto Piero Angela. Ravenna in Comune si unisce al dolore, un po’ egoistico, di chi già si rammarica di non poterlo ascoltare una volta in più. Pensiamo che peraltro al grande divulgatore avrebbe fatto piacere che lo si ricordasse per il senso di mancanza che la sua scomparsa provoca. Per una volta ci sentiamo ben rappresentati da quanto espresso da quelle che sono a livello locale le principali figure istituzionali: il Presidente della nostra Regione e quello che raggruppa in sé il ruolo di Presidente della nostra Provincia e del nostro Comune.
Ha scritto Bonaccini: «Ci lascia oggi Piero Angela: un gigante. Grazie per quello che hai raccontato, per come lo hai raccontato. Grazie per quello che ci hai insegnato. Grazie per quello che hai dato».
Ha scritto de Pascale: «L’Italia piange l’uomo che più di chiunque altro, nel dopoguerra, ha contribuito alla diffusione dell’amore per la conoscenza e in particolare per la scienza. Simbolo anche di quanto importante sia il ruolo sociale e democratico di un giornalismo di qualità».
Frasi pienamente condivisibili e che, infatti, condividiamo. Così come condividiamo quanto scritto dallo stesso Angela quindici anni fa, quando a Ravenna si dibatteva sull’ipotesi di accogliere l’installazione di un rigassificatore davanti alle nostre coste. Decisione che, lo ricordiamo, fu negativa. Decisione che oggi, invece, in totale assenza di possibilità di dibatterla democraticamente, vorrebbe essere ribaltata d’autorità da Sindaco e Presidente della Regione.
Angela rispondeva ad una domanda relativa ai rischi correlati all’impiego di energie non rinnovabili.
La domanda che gli era stata posta era: «E quale sarebbe il peggiore incidente immaginabile?».
Così rispondeva Angela: «Per esempio, una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura, contiene un potenziale energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e rovesciare in mare il gas liquefatto, potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici. Il gas freddissimo, a contatto con l’acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube. Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più densa dell’aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l’aria. Una miscela fra il 5 e il 15 percento di metano con l’aria è esplosiva. Il resto è facilmente immaginabile. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall’esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in “piccole dosi”, dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell’arco di 80 anni. Si tratta di uno scenario assolutamente improbabile, ma non impossibile».
Domanda: «Terrificante. Si può immaginar qualcosa di peggio o questo è lo scenario da incubo finale?».
Risposta: «Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche».
Come Ravenna in Comune vorremmo ricordare a chi fa di tutto per sbiadirne la pericolosità che il sistema rigassificatore/metaniere è un impianto collocato sul gradino più alto di quella scala su cui si valutano gli impianti di grande rischio industriale (cosiddetti di tipo Seveso). Vorremmo ricordare che Ravenna ha già visto situazioni in cui la natura esplosiva del gas si è messa in mostra pericolosamente.
Episodi piccoli, come lo scoppio che interessò una conduttura del gas il 10 settembre 2014 in via Sant’Alberto con fiamme alte una quindicina di metri sviluppate a poche decine di metri da un distributore di benzina in una zona di Ravenna densamente abitata. Finì, fortunatamente, con soli due feriti.
Episodi grandi, come quello che coinvolse il 28 settembre 1965 Paguro, la piattaforma che venne distrutta da un’eruzione di gas davanti alla costa di Ravenna. Per tre mesi il gas continuò a bruciare mandando una lingua di fuoco alta fino a 60 metri, visibile dalla costa, che illuminava il mare a giorno anche di notte. Sul fondale l’esplosione ha creato un cratere profondo 33 metri. Finì con 3 persone morte delle 38 a bordo della piattaforma.
Il rigassificatore di Ravenna, secondo il progetto presentato da SNAM, potrà stoccare 170 mila metri cubi di gas liquefatto. Dunque molto di più di quanto contenuto nella metaniera del peggior incidente che Angela riusciva a immaginare. Dovrebbe essere collocato a circa 8 chilometri di distanza da spiagge fra le più frequentate d’Italia e tra due vicinissime località balneari, Punta Marina e Marina di Ravenna (di fronte alla quale c’è già un altro deposito di GNL). Si tratta di una distanza molto più corta di quella ritenuta di sicurezza nell’unico altro impianto dello stesso tipo oggi funzionante in Italia, quello davanti a Livorno. A Livorno la procedura per l’analisi dei rischi ha ritenuto non potesse essere collocato a meno di 20 chilometri dalla riva. Quello di Ravenna lo si vorrebbe collocare, dunque, a molto meno della metà della distanza minima di sicurezza approvata per Livorno.
Come Ravenna in Comune crediamo che il miglior modo di onorare la memoria di Piero Angela sia quello di proseguirne l’opera di precursore del fact-checking. Se Bonaccini e de Pascale sono sinceri nell’apprezzarne l’approccio scientifico, abbandonino fake-news e post-verità almeno quando si occupano del rigassificatore. E poi rispondano alla domanda che abbiamo loro posto: l’impianto di Ravenna sarà esentato dalle disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale?
[Nella foto: l’incendio dopo l’esplosione dell’impianto per la liquefazione e la spedizione via mare del gas di Quintana nel Texas lo scorso giugno. Si tratta dell’impianto da cui parte il 20% del GNL statunitense. Il ritorno alla normale funzionalità non avverrà prima della fine dell’anno. La risposta di Piero Angela citata si può leggere in “La sfida del secolo. Energia. 200 domande sul futuro dei nostri figli”, Milano 2007]
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Rigassificatori, Ravenna sbandiera la passione per il gas ma senza il sostegno dei cittadini