Non è cambiato molto con l’emergenza pandemica se non per un di più di sfruttamento e di precarietà. Parliamo dei lavoratori stagionali prendendo spunto da un articolo di Sara Servadei per Il Resto del Carlino («Stagionali, settimane da 70 ore a 4 euro», 3 giugno 2021).
«I contratti formalmente sono part time in molti casi, quando in realtà il lavoro è a tempo pieno, con molte ore di straordinario – spiega Gianluca Bagnolini, segretario generale Cisl Fisascat Romagna –. Capita spesso che il lavoratore arrivi a fare in realtà anche 60 o 70 ore a settimana e che gli venga chiesto di saltare i giorni di riposo. Quando i ragazzi si rivolgono a noi ci rendiamo conto che la retribuzione è nettamente al di sotto dei minimi contrattuali e si aggira sui 4 euro all’ora o poco più. Situazioni di questo tipo sono illegittime e costituiscono un abbattimento delle regole previste nel contratto collettivo nazionale del settore turismo. Le ore di straordinario a settimana devono essere retribuite come tali o ci si fa del male da soli. Non è possibile che alcuni imprenditori pensino di prendere dei lavoratori in questo modo: se si assume qualcuno lo si fa con le tutele e le retribuzioni che sono previste dal contratto collettivo di lavoro e dalla legge. Il turismo deve ricercare un nuovo modello e un innalzamento di qualità in senso generale e per fare questo bisogna ripartire dal rispetto delle regole». Giustissimo.
E rincara la dose Cinzia Folli, segretaria generale provinciale Filcams Cgil: «Nella rassegna stampa, anche in questi giorni, ho visto diversi articoli riferiti un po’ a tutta Italia in cui i datori di lavoro dicevano di non trovare personale. A noi questa cosa sorprende sempre perché c’è una sacca di disoccupazione elevata. Se questi posti restano vacanti, temiamo sia a causa delle condizioni di lavoro che vengono proposte». Ben detto!
L’immagine che più spesso viene in mente a chi non è più giovane, quando si parla di lavoro giovanile, è qualcosa di diverso da un lavoro dignitoso: Qui Quo Qua che lucidano le monete dello zio Paperone per un gelato; o il banchetto di Lucy per vendere la limonata a pochi centesimi. Non è così, si tratta di lavoro vero, non di un passatempo. Però sfruttato. L’immagine più vicina è quella delle piantagioni di cotone tipo Via col vento. Che poi è quella della raccolta nostrana di pomodori e frutta, dove si aggiungono caporalato e mafie.
I sindacati li chiamano “imprenditori”. Come Ravenna in Comune crediamo che il termine “padrone” per quei “datori di lavoro” che fanno gli schiavisti nel XXI secolo resti il più appropriato. I controlli dell’Ispettorato sono indispensabili per contrastarli. Ma potrebbero essere più efficaci con il supporto dell’Osservatorio per la legalità e la sicurezza sul lavoro. Se non serve a monitorare questi fenomeni, ci chiediamo e chiediamo al Sindaco, per cosa è stato costituito? È stata una nostra rivendicazione che, con determinazione, il nostro Consigliere ha conquistato in anni di lavoro consigliare. Ora che c’è, però, torniamo a chiedere a de Pascale che vi partecipa per il Comune, cosa sta facendo?
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«Stagionali, settimane da 70 ore a 4 euro». I sindacati denunciano lo sfruttamento dei lavoratori del turismo: «Niente giorni di riposo e con il Covid è aumentata la precarietà»