LINEA ADRIATICA: NIENTE DI CUI ESSERE SODDISFATTI – COSE FUORI DAL COMUNE

Il 10 luglio scorso il Coordinamento Ravennate della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile ha inviato un comunicato agli organi di informazione che, però, non ha trovato alcun riscontro né da parte della stampa su carta che dei siti online. Il comunicato prende ad oggetto una interrogazione rivolta da un membro della maggioranza in Consiglio Regionale prima dello scioglimento, la vicepresidente dell’Assemblea Legislativa Silvia Zamboni di Europa Verde, a cui ha dato risposta Davide Baruffi, sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna di quel Partito Democratico alla guida della maggioranza di centrosinistra. Dunque una domanda ed una risposta che appartengono alla dinamica interna a chi, fino a ieri, ha condotto le danze in Regione. Una sorta di ritualità fine a sé stessa, di cui chi è estraneo al giochino potrebbe disinteressarsi. L’argomento trattato, però, la realizzazione di quel vero e proprio mostro chiamato Linea Adriatica e, “confidenzialmente”, gasdotto dei terremoti, è di estremo interesse per noi di Ravenna in Comune ed, ovviamente, per chi ha espresso un comunicato giustamente critico. Rispondiamo dunque molto volentieri alla richiesta di diffusione da parte del sopraddetto Coordinamento di cui, peraltro, Ravenna in Comune è parte attiva. Pubblichiamo di seguito, per completezza, anche i testi dell’interrogazione e della risposta cui si riferisce. Come già detto, chi volesse inviare contributi a Ravenna in Comune può trasmetterli all’indirizzo email comunicazione@ravennaincomune.it .

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Il rispetto del principio di “massima precauzione” dovrebbe far ripensare tutta l’opera

Il gasdotto della Linea Adriatica non è nell’interesse delle popolazioni

Comunicato stampa

A pagina 24 del “Carlino – Ravenna” di mercoledi 10 luglio trova spazio una nota della Vicepresidente dell’Assemblea legislativa regionale, la consigliera Silvia Zamboni di Europa Verde, che – riprendendo le osservazioni riportate in un nostro comunicato del mese di maggio – sollevava dubbi rispetto all’opportunità dell’apertura dei cantieri, dal momento che il progetto non è stato sottoposto ad una valutazione unitaria di impatto ambientale né ad una valutazione ambientale strategica.

Ringraziamo la redazione del quotidiano e la Vicepresidente Zamboni per tenere aperto un faro sull’argomento. Tuttavia ci preme far presente che il ragionamento contenuto in questo documento è oggi ampiamente insufficiente. Infatti, rispetto al 23 di maggio, data in cui sono comparsi i primi segni di cantierizzazione in località San Pancrazio di Russi, a distanza di soli cinquanta giorni i cantieri si sono moltiplicati, con estesissimi sbancamenti e movimentazioni di terra, sia a sudest, interessando le frazioni di Ragone e Roncalceci verso il fiume Ronco (che viene attraversato per poi entrare nell’area circoscrizionale 8 e dirigersi verso il territorio provinciale di Forlì-Cesena), sia a nordovest, nelle località di Godo (dove il tracciato attraversa la Statale Faentina), Santerno e poi verso il comune di Bagnacavallo. Sono ormai centinaia gli ettari di terreno sacrificati all’opera, la quale, a dispetto delle sbandierate rassicurazioni sul fatto che sarebbe stata di modesto impatto, sta dimostrando di devastare pesantemente i territori su cui viene realizzata.

Ci colpisce che la Vicepresidente Zamboni si consideri soddisfatta della risposta ricevuta dal sottosegretario alla Presidenza Davide Baruffi. Infatti egli si limita a dire che sono iniziate le “attività preliminari di cantiere (delimitazione delle aree per saggi archeologici e bonifica bellica)” quando assistiamo per chilometri e chilometri ad un’enorme movimentazione di terra, escavazioni profonde, ampie quanto un’autostrada, in alcuni punti ulteriormente estese per la creazione di vasti “piazzali” che dovranno ospitare – immaginiamo – strutture accessorie. Inoltre, secondo le rassicurazioni di Baruffi, la Regione richiederà in sede di Conferenze dei Servizi il rispetto (e ci mancherebbe!) del principio di massima precauzione in materia ambientale. Così come ci lascia perplessi l’auspicio che il progetto Snam possa essere approfondito anche in Conferenza Stato-Regioni: alla velocità con cui sta andando avanti (nota bene: nel frattempo anche nella Romagna collinare e in Emilia cominciano a prendere forma i cantieri), al momento in cui la Conferenza Stato-Regioni si riunirà e lo discuterà (ma lo discuterà?) saremo davanti al fatto compiuto più smaccato.

La domanda sorge spontanea: la Conferenza Stato-Regioni non avrebbe dovuto farsi carico della cosa molto ma molto prima dell’avvio dei lavori? Forse che non si sapeva dello scenario climatico-ambientale completamente mutato rispetto a quando l’opera venne pensata? La Regione lo sa che ci sono stati terremoti, alluvioni, migliaia di frane? Allo stesso modo, l’utilizzo di gas in Italia è in costante calo, nel 2023 è arrivato a mala pena a 61 miliardi di metri cubi, e si prevede che nel giro di qualche anno non arriverà a sessantamila, quando la capacità dell’infrastruttura complessiva attualmente esistente supera abbondantemente i cento miliardi di metri cubi. Consentire l’avvio dei lavori significa dare semaforo verde allo spreco di ingenti somme di denaro per un’opera che sarà ampiamente sottoutilizzata.

Non solo, vorremmo sapere che cosa il sottosegretario Baruffi intenda per “massima precauzione”, quando il tracciato in diversi tratti passa a poche decine di metri da abitazioni e attività umane: sono noti molti incidenti, alcuni assai gravi, che hanno comportato esplosioni ed incendi, in Russia, in Iran, in Austria, ma anche a Mutignano (provincia di Teramo), e del tutto recentemente rotture di gasdotti si sono verificate anche in Romagna, nei pressi di Cesenatico e a Premilcuore, con necessità di evacuazioni, blocco della viabilità e conseguenti costi sociali ed economici. Le persone residenti nel raggio di poche centinaia, o addirittura decine, di metri dal tracciato sono state rese edotte dei pericoli? Sono stati approntati piani di emergenza?

Oltre a tutto ciò non è ancora stata emanata la risposta del Consiglio di Stato al ricorso presentato dai Comitati di Sulmona, con i quali si chiedeva il blocco dei lavori. Quindi potrebbe addirittura succedere che questi vengano fermati, e noi avremo qui, a centinaia di chilometri più a nord, un territorio devastato per nulla!

Pertanto, non si tratta affatto di essere “rassicurati” sul fatto che verranno rispettate le norme (ripetiamo, ci mancherebbe!). Bisogna avere il coraggio, a meno che le istituzioni non decidano di inchinarsi definitivamente ai voleri dei colossi dell’estrattivismo, di mettere in discussione nel complesso questa opera inutile e dannosa, e tutte le altre opere di potenziamento ed estensione della già soffocante presenza delle fonti fossili.

Secondo noi, per ora, non c’è nulla di cui dichiararsi soddisfatti.

Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”

Ravenna, 10 luglio 2024

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Bologna, 05/07/2024

Alla Presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna Cons. Emma Petitti INTERROGAZIONE DI ATTUALITÀ A RISPOSTA IMMEDIATA oggetto 8558

PREMESSO CHE

  • lo scorso 9 febbraio il Gruppo Europa Verde aveva presentato un’interrogazione per evidenziare le criticità del progetto per la costruzione del gasdotto denominato “Rete adriatica” che è stato proposto nel 2005 dalla società SNAM Rete Gas con lo scopo di potenziare la rete di trasporto nazionale di metano;
  • il progetto è stato suddiviso in 5 tronconi/lotti funzionali (Massafra-Biccari di 194Km, Biccari Campochiaro di 70Km, Sulmona-Foligno di 167Km, Foligno-Sestino di 114Km, Sestino Minerbio di 142Km), ragion per cui sono state richieste 5 diverse Valutazioni di Impatto Ambientale. Tutti i tronconi della Rete Adriatica hanno ottenuto i decreti di valutazione positiva dell’impatto ambientale, emanati di concerto tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

PREMESSO INOLTRE CHE

  • il progetto di gasdotto “Rete Adriatica” nel 2016 fu soprannominato dai media il “gasdotto dei terremoti”, perché il tracciato interessa buona parte delle aree a maggiore rischio sismico a livello europeo; passerà infatti da Norcia, L’Aquila, Visso, tutte zone colpite da recenti terremoti di enorme impatto;
  • il progetto di gasdotto “Rete Adriatica” ha caratteristiche molto impattanti: una lunghezza complessiva di km. 687 (con tubazione di diametro di un metro e venti, a cinque metri di profondità, con una servitù larga 40 metri), e un tracciato che dal Sud (Massafra, Taranto) arriva fino all’Italia settentrionale (Minerbio, nel bolognese). Attraversa dieci Regioni, interessa aree di rilevante importanza naturalistica, fra cui tre parchi nazionali, un parco naturale regionale, ventuno siti di importanza comunitaria, ed anche aree ad alto rischio sismico e idrogeologico. La sua realizzazione comporterà sia l’abbattimento di svariati milioni di alberi sia emissioni climalteranti elevatissime.

RICORDATO CHE

  • l’atto ispettivo di Europa Verde prendeva spunto dalle osservazioni del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), associazione che si occupa di aspetti legali delle criticità ambientali. Nella loro disamina veniva evidenziato che i succitati decreti ministeriali “hanno concluso i relativi procedimenti di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) di due tronchi del gasdotto rete Adriatica ormai ben dodici (12) anni fa”, e si faceva rilevare che “La più recente giurisprudenza afferma che tutte le pronunce di compatibilità ambientale al termine del procedimento di V.I.A. hanno durata quinquennale, anche se emanate prima della riforma del Codice dell’ambiente del 2008”;
  • secondo quanto denunciato dal GrIG, un’altra criticità è rappresentata dal fatto che il progetto del gasdotto “Rete Adriatica” non è stato sottoposto ad un unico procedimento di valutazione di impatto né ad una procedura di valutazione ambientale strategica;
  • il GrlG evidenziava inoltre che il progetto del gasdotto, il cui costo è ormai stimato intorno ai 2,4 miliardi di euro, era stato pensato e progettato in un momento in cui il fabbisogno di gas del nostro paese era completamente diverso rispetto sia a quello odierno sia a quello degli anni a venire. Nel 2030 si prevede un consumo di circa 60 miliardi di metri cubi di gas, (e forse anche meno), visto che nel 2023 il consumo, in costante calo, ha di poco superato i 60 miliardi, a fronte di una capacità complessiva, da parte delle infrastrutture già oggi esistenti, di 100 miliardi di metri cubi all’anno. Il che significa che si vuole realizzare un’opera (la cui costruzione grava sulle tasche degli Italiani), che sarà fortemente sottoutilizzata, considerato che entro fine anno entrerà in funzione anche il rigassificatore di Ravenna.

RICORDATO INOLTRE CHE

  • lo scorso 13 marzo, rispondendo in Commissione Ambiente alla succitata interrogazione di Europa Verde, il Sottosegretario alla Presidenza Davide Baruffi aveva sottolineato che la Giunta condivideva la necessità di tenere conto del principio di massima precauzione e dei possibili cambiamenti avvenuti nel tempo delle condizioni territoriali che potrebbero portare a valutare prescrizioni ulteriori rispetto a quelle già esistenti nei procedimenti di VIA realizzati in passato. La Giunta quindi si riservava di valutare quali iniziative intraprendere in Conferenza Stato-Regioni, anche in considerazione dell’impatto complessivo del progetto e dell’incompatibilità dell’opera con i nuovi scenari energetici e climatici con cui il Paese deve misurarsi.

RILEVATO CHE

  • alla fine di maggio il Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” ha inviato una lettera aperta alla Sindaca del Comune di Russi, al Sindaco del Comune di Ravenna e per conoscenza ai referenti territoriali della zona interessata, in cui denunciava che nei giorni precedenti, alle porte dell’abitato della frazione di San Pancrazio, nel Comune di Russi, erano iniziati “i lavori di realizzazione di un cantiere, a ridosso dell’argine sinistro del Fiume Montone, e la mattina di giovedì 23 maggio è comparso un cartello esplicativo dal quale si Viale Aldo Moro, 50 – 40127 Bologna – Tel. 051 527. 5190-6517 email gruppoeuropaverde@regione.emilia-romagna.it WEB www.assemblea.emr.it/gruppi-assembleari/europa-verde evince che si tratta dei lavori per la costruzione della rete SNAM, lotto Sestino-Minerbio, quindi il tratto nord del gasdotto “Rete Adriatica”;
  • nella lettera aperta il Coordinamento sottolinea come Ravenna e i Comuni limitrofi siano “un territorio già fortemente provato dalla presenza soffocante delle strutture metanifere, ed era stato ampiamente sbandierato che l’arrivo del rigassificatore avrebbe comportato l’indipendenza dai gasdotti provenienti dall’estero, e quindi – implicitamente – si era sostenuta l’inutilità di costruirne di nuovi. Viene pertanto chiesto alla Sindaca di Russi, al Sindaco di Ravenna, agli Assessorati competenti, alla Regione Emilia-Romagna e al Governo Nazionale, di pronunciarsi per la revisione degli iter autorizzativi, e intanto stabilire una moratoria, anche alla luce del quadro energetico complessivo in via di profonda trasformazione”.

RILEVATO INOLTRE CHE

  • da notizie pervenute al Gruppo Europa Verde, risulta che siano partiti i lavori anche nel lotto da Mercato Saraceno (FC) a Cesena.

TUTTO CIÒ PREMESSO E CONSIDERATO INTERROGA LA GIUNTA REGIONALE PER SAPERE

  • se corrisponda al vero che sono iniziati i lavori del gasdotto “Rete Adriatica” e se, a seguito di quanto affermato dal Sottosegretario Baruffi e richiamato nelle premesse, la Regione Emilia-Romagna abbia poi effettivamente portato in Conferenza Stato-Regioni e nelle altre sedi opportune, comprese eventuali Conferenze dei Servizi sul progetto a cui partecipa, l’istanza del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) di rivedere l’iter autorizzativo del gasdotto coinvolgendo anche le altre Regioni interessate e, qualora non l’abbia ancora fatto, se abbia intenzione di farlo.

La Capogruppo Silvia Zamboni

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IL SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA

Alla Consigliera regionale Silvia Zamboni

Oggetto: Interrogazione a risposta immediata in aula oggetto n. 8558

Come già risposto nella precedente interrogazione n°8037 del 09/02/2024, in merito al progetto gasdotto Rete Adriatica, denominato “Metanodotto Sestino – Minerbio DN 1200 (48″) DP 75 bar” per il tratto che interessa il territorio regionale, è stato svolto un procedimento di valutazione di impatto ambientale di competenza statale, con istanza di avvio del 15/03/2005 da parte di Snam Rete Gas, che si è concluso favorevolmente con Decreto di compatibilità ambientale n. 1693 del 9/12/2008.

Allo stato attuale risultano pervenute da parte di Snam tra il mese di aprile e di giugno 2024 comunicazioni in merito alle attività previste dal Decreto relativamente ai lotti 1 (Sestino-Badia Tedalda), lotto 2 (Badia Tedalda-Mercato Saraceno), lotto 3 (Sarsina-Cesena), lotto 4 (Cesena-Alfonsine) e lotto 5 (Alfonsine-Minerbio), relative alle delimitazioni delle aree per saggi archeologici e bonifica bellica. Tali attività non sono soggette ad autorizzazioni di competenza regionale. Restano pertanto confermati i nostri intendimenti, da portare in sede di future conferenze dei servizi, che al momento non risultano convocate ed all’interno delle quali tenere conto del principio di massima precauzione in materia ambientale e dei possibili cambiamenti avvenuti nel tempo delle condizioni territoriali e ambientali di contesto, considerato che tale decreto di compatibilità risale al 2008, ancorché conforme alla normativa vigente.

Cordiali saluti

p. la vicepresidente Priolo

Davide Baruffi

[nell’immagine: manifestazione contro la realizzazione del metanodotto dei terremoti in Piazza Saffi, a Forlì, l’8 dicembre 2023]

#RavennainComune #Ravenna #PerilClimaFuoridalFossile

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