IL CROLLO DELLE CASE POPOLARI

Il Consiglio Comunale di martedì scorso ha consentito di buttare uno sguardo alle insufficienze che caratterizzano la gestione dei fabbricati di edilizia popolare a Ravenna. Una segnalazione di condomini, riportata da Lista per Ravenna, ha evidenziato lo stato in cui si trova il condominio di via Dorese 75: «Lunedì 1° luglio, intorno alle 23.15, durante una forte raffica di vento, dal settimo piano dell’edificio si è staccata una parte significativa dell’intonaco, i cui detriti sono caduti vicino ai finestroni che si affacciano sul giardino interno, colpendo la grondaia con le tubazioni del gas fortunatamente senza danneggiarle. Sarebbe potuta avvenire una tragedia se le tubazioni fossero esplose. Anche senza l’esplosione, qualcuno avrebbe potuto rimanere ferito gravemente se l’incidente fosse avvenuto di giorno, quando il giardino è frequentato». Nessun lavoro è stato intrapreso da allora a parte la perimetrazione dell’area interessata dal crollo come confermato nella riunione dall’Assessora ai Capri Espiatori Federica Del Conte.

Non appare in migliori condizioni il frontistante condominio di via Dorese 73. Entrambi, assieme ad altro edificio al civico 15 di via Cicognani (attualmente in abbandono), come informa l’Assessora, hanno concorso quattro anni fa ad un bando regionale per l’ottenimento di un finanziamento statale, “conquistando” risorse per circa 5 milioni di euro volte a riqualificare i fabbricati di via Dorese e a realizzare da zero altri alloggi ERP (edilizia residenziale pubblica), abbattendo e ricostruendo il fabbricato di via Cicognani. Al bando aveva partecipato il Comune, in quanto tutti e tre gli edifici sono di proprietà comunale, per quanto i condomini di Via Dorese siano gestiti da ACER, ossia l’Azienda Casa Emilia-Romagna della Provincia di Ravenna sorta dalle ceneri del defunto IACP (l’Istituto Autonomo Case Popolari) con legge regionale 24/2001.

Un comunicato ufficiale del Comune di Ravenna del 30 gennaio 2023 informava che: «L’obiettivo dell’Amministrazione comunale e di Acer, che sarà la stazione appaltante di tutti gli interventi, è quello di approvare il progetto esecutivo entro la primavera 2024 e di bandire la gara d’appalto dei lavori nell’estate dello stesso anno (interventi via Cicognani, aree verdi e via Dorese 73). Per l’intervento sull’edificio di via Dorese 75 i lavori verranno invece avviati al termine di quelli di via Dorese 73, in modo da rendere meno impattante lo spostamento degli assegnatari durante i lavori». Nel Consiglio di martedì l’Assessora ha tirato una riga su tutto ciò. La causa addotta è la scoperta da parte dell’Amministrazione di una lievitazione dell’impegno finanziario attribuita ai soliti colpevoli sempre pronti da tirar fuori (la guerra in Ucraina, i super bonus…). Ora il costo ammonterebbe a circa 15 milioni di euro dove prima era di 7 e mezzo. Peccato che già il comunicato ufficiale di inizio gennaio 2023 si fosse accorto dell’aumento dei prezzi. E allora? Allora, dice l’Assessora, il Comune ha chiesto allo Stato, tramite la Regione, di poter lasciar indietro l’edificio di via Cicognani e di poter destinare prioritariamente il finanziamento pubblico statale ai due condomini di via Dorese. In attesa di risposta si lascia tutto fermo recintando volta a volta dove cascano i calcinacci.

Basta dare un’occhiata dallo slargo di via Dorese al quale si affacciano i due condomini per rendersi conto dell’inaccettabilità di tutto ciò. Gli edifici appaiono ora in condizioni vergognose. Ma scorrendo le notizie in rete, comprensive delle lamentele dei condomini e dell’impietosa galleria fotografica “storica” fornita da “street view”, il quadro è quello di un’insufficiente qualità delle manutenzioni e/o di una totale mancanza delle stesse protratta per troppi anni. Si tratta di proprietà pubbliche, di tutti noi dunque, acquistate a caro prezzo. Il solo edificio di Via Dorese 73 venne comprato negli anni “80 per 3,4 miliardi di lire. Sono state lasciate letteralmente andare in malora proprio per la mancanza/insufficienza delle manutenzioni.

E si tratta solo di un esempio, per quanto particolarmente doloroso. Perché il rinvio di manutenzioni indispensabili costituisce norma piuttosto che eccezione. Acer Ravenna gestisce 4.647 alloggi a canone sociale ed altri 170 a canone calmierato, di cui 2.248 nel capoluogo. Gli inquilini sono oltre 10.300, per tre quarti con cittadinanza italiana (a sfatare il mito che le graduatorie escluderebbero gli italiani). Riescono a coprire le esigenze di 4.292 nuclei familiari a fronte di altri 3.138 che sono in graduatoria ma restano fuori. L’indispensabilità che ogni alloggio disponibile sia ben tenuto e per ciò utilizzabile ci pare evidente. 

Come Ravenna in Comune richiamiamo l’Amministrazione de Pascale alle sue responsabilità che non possono essere schivate nascondendosi dietro la foglia di fico di ACER. Chiediamo che siano assegnate risorse adeguate alle manutenzioni degli alloggi di proprietà, integrandole rispetto alla quota canoni riscossa da ACER in caso di insufficienza. E, in ogni caso, chiediamo venga data assoluta priorità al ripristino dei condomini di via Dorese 73 e 75 per non trovarci, di qui a qualche mese, a far finta di accorgersi che i costi sono ulteriormente saliti ed altre macerie inevitabilmente cadute. Anche se della popolazione che abita le case popolari all’Amministrazione de Pascale, evidentemente, non frega niente.

[Nell’immagine sopra: fotografia scattata il 10 luglio 2024 dei condomini di via Dorese 73 (freccia sx) e 75 (freccia dx). Nell’immagine qui sotto: fotografia scattata il 10 luglio 2024 del fronte del condominio di via Dorese 73]

#RavennainComune #Ravenna #ACER #casepopolari

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Ravenna, case popolari insufficienti: ne servirebbero il doppio

Fonte: Corriere Romagna del 10 maggio 2024

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