È morto Giorgio Napolitano pochi mesi dopo Silvio Berlusconi. Quando è morto il secondo Ravenna in Comune ha scritto: «Per quanto riguarda la politica, unico terreno su cui ci esprimiamo, nessun rimpianto da parte nostra. Ha riassunto in sé gran parte della peggior politica degli ultimi decenni». Per Napolitano potremmo ripetere il ritornello senza tema di sbagliare.
Prima durante e pure con la fine del settennato è riuscito a produrre guasti e misfatti e poco ci importa che oggi versino un po’ tutte e tutti lacrime di coccodrillo in abbondanza. Ha rappresentato la parte peggiore della politica già ai tempi di Kissinger, la mano americana insanguinata dietro il golpe cileno, di cui poteva vantare l’amicizia. Contrastò Berlinguer quando questi sollevò la questione morale dentro e fuori il partito comunista di cui è stato potente dirigente. Si è intestato una legge, con Livia Turco, quella che ha introdotto nel nostro ordinamento il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e ha istituzionalizzato quella mostruosità giuridica della detenzione amministrativa dei migranti. Si è ritrovato in mezzo alla trattativa Stato-mafia. Ha manovrato a cielo aperto per rovesciare governi eletti e sostituirli con governi di garanzia del sistema finanziario internazionale. Ha creato un precedente facendosi rieleggere presidente dopo il primo settennato: un regno durato nove anni! Ha sostenuto in tutti i modi il referendum per il ribaltamento della Costituzione promosso da Renzi e, come Renzi, si è preso sui denti la sconfitta.
Era nato durante il fascismo e la monarchia, nel fascismo, come molti, ebbe inizio il suo rapporto con la politica e come re, di fatto se non di nome, la sua parabola politica si è conclusa.
È morto il re. Viva la Repubblica.
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Napolitano, l’ombra della trattativa Stato-mafia e lo scontro con i pm per distruggere le telefonate con Mancino
Fonte link: https://www.repubblica.it/politica/2023/09/23/news/napolitano_trattativa_stato_mafia-415492197/
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