INCENERITORE IRE DI RAVENNA: SI TERRÀ APERTO A DISPETTO DELLA SALUTE DEI CITTADINI?

Nel maggio 2018, in piena discussione sul revamping dell’impianto F3 di Hera che, va ricordato, prevede l’aumento della capacità di rifiuti da trattare da 40mila a 50mila tonnellate annue, la Giunta era stata molto chiara anche sul futuro dell’impianto “Ire”. Esso, come prevede il piano dei rifiuti regionale va chiuso perché “obsoleto”. Così si pronunciava il sindaco de Pascale: “L’intenzione della Regione sarebbe di interrompere il conferimento di Rsu ma di proseguire con lo smaltimento dei rifiuti speciali che non fanno parte del servizio pubblico ma sono a libero mercato. Per noi questo non è accettabile. Nel momento in cui si valuta che l’impianto è vetusto e quindi è meglio se non riceve più Rsu allora deve essere spento completamente. Non è sindrome Nimby, è solo ragionare in termini di pianificazione pubblica dove ognuno fa la sua parte e a Ravenna rimarrebbe comunque una discarica”
Poi con il passare delle settimane è diventato chiaro che la chiusura dell’inceneritore a fine 2018 non sarebbe mai stata rispettata. Stando alle carte ufficiali quel momento era infatti fissato per il prossimo 31 dicembre: le previsioni fatte durante la stesura del piano ipotizzavano che alla fine del 2018 fosse possibile fare a meno dell’impianto Ire del gruppo Hera, attivo dal 1999 e quindi il più vecchio dell’Emilia-Romagna, distribuendo la produzione di rifiuti ravennati su altri siti (Ferrara, Forlì e Imola). Ormai siamo arrivati a maggio dell’anno successivo ma l’inceneritore continua a lavorare e non esiste una reale e concreta, precisa, data per il suo spegnimento. L’autorizzazione al suo funzionamento dovrebbe scadere a fine giugno 2019.
Qualche giorno fa è, però, arrivata la sentenza del Consiglio di Stato sulla discarica Tre Monti di Imola che ha respinto il ricorso di Regione, Con.Ami e Herambiente contro la sentenza del Tar che a gennaio del 2018 aveva bocciato l’ampliamento volumetrico in sopraelevazione della discarica imolese.
La discarica imolese è chiusa da quando arrivò la sentenza del TAR. E da allora si trovò quella che, ancora oggi, è una soluzione emergenziale portando parte dei rifiuti (quelli prodotti nei comuni ravennati Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese e Riolo Terme) all’inceneritore di Forlì mentre quelli del circondario imolese sono finiti nel termovalorizzatore di Granarolo.
Nella discarica imolese secondo i dati Hera ogni giorno vengono conferite 900 tonnellate di rifiuti, con picchi mensili di 15mila tonnellate al mese e una media annuale di 160mila all’anno. La recente bocciatura del Consiglio di Stato fa quindi saltare in aria il piano dei rifiuti immaginato da Bonaccini & Co. che dovranno riorganizzare e ripianificare le attività legate allo smaltimento dei rifiuti in Emilia-Romagna.
Cosa accadrà alle strutture ravennati?
A fine giugno 2019 l’inceneritore Ire verrà realmente spento oppure no?
Si riuscirà, per una volta, a mettere davanti a ogni scelta l’interesse pubblico e la salute dei cittadini, invece di utilizzare politiche di mercato che mettono in primo piano gli interessi di Hera?

Massimo Manzoli – Consigliere Comunale Ravenna
Capogruppo Ravenna in Comune
#MassimoManzoli #RavennaInComune #ravenna #Hera #inceneritore


 

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Riccardo Isola – Dopo il Tar di Bologna che lo scorso anno lo aveva bocciato, ora anche il Consiglio di Stato, con la sentenza numero 2.523 della Sezione Quarta, dice no all’ampliamento della discarica «Tre Monti» a Imola. Una questione calda e molto dibattuta sul territorio che, di fatto, ha visto Con.Ami, Hera e Regione uscire sconfitti.

Sorgente: Riolo, sulla discarica di «Tre Monti» il Consiglio di Stato dà ragione al Tar

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